il referendum per l’acqua pubblica vince per la seconda volta

Dopo il travolgente successo del referendum per l’acqua pubblica, che abrogava le norme volute da Fini ImageBossi e Berlusconi per la privatizzazione dei servizi pubblici, il governo emanava un decreto che, con la scusa di mettere in pratica l’esito del referendum, ripristinava di fatto le norme abrogate. Contro la nuova truffaldina legge, la Regione Puglia promuoveva ricorso presso la corte costituzionale ad ottobre, seguita poi da Lazio, Marche, Emilia Romagna, Umbria e Sardegna. La Corte Costituzionale ha emesso oggi la sentenza, che da pienamente ragione ai ricorrenti e dichiara incostituzionale la norma contestata. I giudici costituzionali rilevano come: “a distanza di meno di un mese dalla pubblicazione del decreto dichiarativo dell’avvenuta abrogazione dell’art. 23-bis del d.l. n. 112 del 2008, il Governo è intervenuto nuovamente sulla materia con l’impugnato art. 4, il quale, nonostante sia intitolato «Adeguamento della disciplina dei servizi pubblici locali al referendum popolare e alla normativa dall’Unione europea», detta una nuova disciplina dei servizi pubblici locali di rilevanza economica, che non solo è contraddistinta dalla medesima ratio di quella abrogata, in quanto opera una drastica riduzione delle ipotesi di affidamenti in house, al di là di quanto prescritto dalla normativa comunitaria, ma è anche letteralmente riproduttiva, in buona parte, di svariate disposizioni dell’abrogato art. 23-bis e di molte disposizioni del regolamento attuativo del medesimo art. 23-bis contenuto nel d.P.R. n. 168 del 2010″.

Si tratta di una grande vittoria per il movimento referendario e per tutti gli italiani, che con il loro voto avevano ben espresso la propria diffidenza verso i processi di privatizzazione dei servizi pubblici. Una strada, purtroppo, che ancor oggi viene sostenuta dall’attuale governo, che ha riproposto la privatizzazione dei servizi pubblici. Speriamo che la sentenza riesca ad invertire questa rotta sbagliata che ci porta su una strada già percorsa dalla Grecia.

al link seguente il testo della sentenza della corte costituzionale:

sentenza corte costituzionale 199 del 2012

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