Per Nichi Vendola Presidente

 

 

Siamo in campo. Perché vogliamo vincere e non ci sottrarremo alla partita.

VIDEO Nichi Vendola – “La mia casa è il centrosinistra e nella mia casa non c’è l’UDC”

DOCUMENTO FINALE E RELAZIONE/CONCLUSIONI VENDOLA
APPROVATI DA ASSEMBLEA NAZIONALE DI SINISTRA ECOLOGIA LIBERTÀ
L’assemblea nazionale di Sinistra Ecologia Liberta’ (presenti 157 persone) ha approvato la relazione e le conclusioni di Nichi Vendola e il documento che trovate di seguito Un documento alternativo presentato da Fulvia Bandoli, Alfonso Gianni ha avuto 8 voti favorevoli.
Ordine del giorno conclusivo dell’assemblea nazionale di Sel del 31 agosto 2012 proposto dal Coordinamento nazionale di Sinistra Ecologia Libertà
L’assemblea nazionale di Sel approva la relazione (e le conclusioni) del presidente del partito, Nichi Vendola.L’assemblea nazionale approva il documento “È tempo di cambiare”, che diventa allegato e parte integrante del presente Odg, illustrato da Nichi Vendola il giorno 1 agosto 2012.
(Clicca qui per leggere e scaricare il documento.)
I prossimi mesi saranno decisivi per il futuro del nostro paese e per quello dell’Europa. La crisi economica, sociale e culturale, iniziata nel 2008 negli Stati Uniti non è ancora finita. Oggi essa colpisce innanzitutto i cittadini europei dei paesi più fragili finanziariamente. La crisi è stata prima occultata e poi rappresentata come un perenne stato d’eccezione. Le sue cause sono state colpevolmente rimosse dal dibattito pubblico, mentre i suoi effetti sono stati generatori di una cultura dell’emergenza che ha segnato le principali scelte delle classi dirigenti continentali. L’attuale crisi è il prodotto dell’abnorme crescita delle diseguaglianze: è l’affermazione apodittica dell’ideologia neoliberista. Tale ideologia rifiuta in radice ogni condizionamento e mette in discussione i fondamenti dello stesso patto di convivenza democratico che si è costruito nel secondo dopoguerra. Sono stati i processi di progressiva privatizzazione, la sottrazione sistematica dei beni comuni alla collettività, le crescita della precarietà e l’attacco sistematico al potere di coalizione dei lavoratori e ai loro diritti a produrre le condizioni materiali nelle quali si è sviluppata la crisi. L’attenzione è concentrata solo sullo spread, sulle tendenze dei mercati finanziari, mentre si ignora la crescita della disoccupazione, della precarietà e dell’incertezza sociale. Intanto, pochi e spietati speculatori hanno utilizzato, senza regole e del tutto spregiudicatamente, tutti gli strumenti della finanza moderna per accumulare enormi profitti. Le ondate speculative hanno colpito i debiti sovrani mettendo a rischio le economie di interi paesi fin nel cuore dell’Europa.Le risposte alla crisi da parte delle leadership europee, a partire dall’egemonia esercitata dalla cancelliera Merkel, sono state sbagliate e subalterne. Non si è agito per impedire i meccanismi finanziari speculativi. Uno degli effetti collaterali di tale subalternità è stato quello della crescita a dismisura di fenomeni illeciti, fino ad un ingresso, sempre più massiccio, di capitali criminali e mafiosi nella finanza mondiale. Nello stesso tempo, il modello sociale europeo è stato messo sotto accusa e falcidiato, a partire dall’Italia, da scelte che non ne hanno riconosciuto né l’importanza storica né la decisiva funzione di coesione sociale e di sviluppo civile ed economico. Per di più, in questo quadro, mentre non è presente l’attenzione alla minaccia crescente di crisi ecologica, non si è colta la straordinaria opportunità che la conversione ecologica dell’economia rappresenta, non solo come risposta obbligata a quella minaccia, ma come strumento efficace per ridare stabilità all’impianto economico e produttivo.La Grecia è stata travolta dall’insensata pretesa di poter scaricare la crisi verso i paesi più deboli. Tale comportamento ha prodotto un indebolimento strutturale dell’economia europea, ma ha anche leso profondamente il patto di solidarietà continentale e alimentato nuove spinte nazionalistiche. L’effetto prodotto dalle politiche di austerity, dal dogma del pareggio di bilancio, fino alla scelta di introdurre il Fiscal compact nelle legislazioni nazionali, è stato quello di scaricare i costi della crisi sulle fasce di popolazione più deboli e di rendere più fragile anche la moneta unica. Si stanno manifestando preoccupanti spinte regressive e populiste contro ogni integrazione europea, a partire dalla minaccia di uscire dall’euro. Per noi, costruire da subito un percorso per gli Stati Uniti d’Europa, cedendo sovranità nazionale e costruendo una vera e propria democrazia continentale, è un obiettivo prioritario. Per questo chiediamo che i trattati dell’austerity, a partire dal Fiscal compact, vengano radicalmente ridiscussi e rinegoziati. Abbiamo bisogno di una fase costituente per la nuova Europa che si fondi sulla solidarietà politica e non sull’intimidazione finanziaria.Il nostro paese vive una stagione tra le più difficili della sua storia. Sono peggiorate le condizioni di ampie fasce della popolazione e il governo Monti ha utilizzato il paradigma dell’emergenza per imporre politiche recessive e procicliche. L’equità non si è vista in nessuno dei provvedimenti fin qui votati dal Parlamento. La crescita economica, che i “tecnici” si ostinano a declinare senza aggettivi, rimuovendo tutto il tema della riconversione ecologica dell’economia e della società, si profila come una azione propagandistica e sbagliata negli obiettivi che individua. Lavoro e ben vivere per tutti possono essere gli assi di un programma che si inserisca in grandi progetti da proporre anche in sede europea: energie pulite e rinnovabili, riqualificazione urbana, ristrutturazione delle reti dei trasporti delle persone e delle cose, innovazione dei processi produttivi, sviluppo delle nuove tecnologie, ristrutturazione delle produzioni con abbattimento degli inquinanti ed uso efficiente delle risorse fisiche, difesa del suolo, agricoltura che salvaguardi la sicurezza alimentare e il controllo del territorio, valorizzazione dei beni culturali e del paesaggio, prevenzione sanitaria. La vicenda Ilva descrive una geografia di sofferenze umane e nello stesso tempo di prevaricazioni e connivenze di un grande gruppo industriale italiano. Fino all’opportuno intervento della magistratura, solo l’amministrazione guidata da Vendola si era impegnata per contrastare gli effetti micidiali dell’inquinamento prodotto negli scorsi decenni. Anche in quest’ultima occasione Monti e i suoi ministri non hanno saputo imporre un piano industriale né un piano di messa in sicurezza degli impianti, anzi hanno persino rischiato di entrare in un assurdo conflitto con la magistratura. Il governo ha agito solo sui tagli della spesa sociale, dei diritti e delle risorse per lo sviluppo: Imu, riforma delle pensioni, riforma del mercato del lavoro, tagli agli enti locali e ai servizi essenziali. Siamo nel paese in cui i minatori del Sulcis, per diventare “visibili”, devono inabissarsi sotto terra e i lavoratori dell’Alcoa devono tuffarsi in mare e bloccare i traghetti. Siamo un paese dove l’ideologia di Marchionne ha raccolto consensi in tanti settori politici e dei media, mentre si calpestavano i diritti, la democrazia e la decenza nei luoghi di lavoro. Siamo nel paese che vuole sostituire Cinecittà con un parcheggio e qualche centro commerciale. Siamo un paese dove la condizione dei giovani e delle donne è quella più esposta alla crisi, poiché essi sono i soggetti più colpiti dalla precarietà dilagante. Nell’ordine imposto dalle politiche di austerity non c’è spazio per i soggetti sociali del cambiamento. L’Italia vive come in un periodo di glaciazione dei diritti e delle speranze ed il governo stringe una morsa soffocante sul paese. La politica vive il suo momento di massima delegittimazione e il populismo, amplificato dall’algida distanza delle tecnocrazie, è pronto a mostrare il suo volto feroce, alimentandosi di disperazione sociale e sfiducia nelle istituzioni rappresentative.Dobbiamo voltare pagina! Dobbiamo mettere a disposizione dei cittadini e delle cittadine del nostro paese uno strumento per cambiare la loro condizione materiale di vita. Possiamo essere parte di questo progetto di trasformazione se sapremo ascoltare e dare voce, riconoscendo il cambiamento che accade sotto i nostri occhi. Perciò intendiamo avanzare proposte concrete, candidandoci al governo del paese. Il documento “è tempo di cambiare”, contiene una prima traccia di lavoro, è la nostra carta di intenti. Il nostro programma lo presenteremo, a partire da quella traccia, dopo un percorso di coinvolgimento e partecipazione che vedrà impegnato il gruppo dirigente, le nostre iscritte ed iscritti, e tutte e tutti coloro che vorranno prendere parte in questo cammino.

Abbiamo un’ambizione grande e rivoluzionaria: uscire dal recinto della politica liberista per avviareuna ormai necessaria conversione ecologica dell’economia e della società, unico processo in grado di conciliare giustizia sociale e giustizia ambientale e provare a diventare soggetti della storia degli anni che verranno. Vogliamo farlo tenendo fede alle promesse fatte due anni fa, quando decidemmo liberamente di dare vita al nostro partito. In quel congresso abbiamo deciso di dare vita ad una esperienza di sinistra non dogmatica, libertaria ed ecologista, che si proponesse di “riaprire la partita”, di ricostruire la sinistra politica ed il centrosinistra di governo. Oggi è il momento di dare corpo a quei principi. Ci candidiamo al governo del paese per l’alternativa e quindi a partire dalla discontinuità con il governo Monti. La discontinuità si misurerà con i fatti: dalla introduzione della patrimoniale al reddito minimo garantito, dalla difesa dei beni comuni all’attuazione degli esiti referendari, dal cambiamento profondo della riforma delle pensioni e del lavoro (in particolare ripristinando ed allargando a tutti i lavoratori l’articolo 18), fino a contrastare ogni forma di precarietà. Dovrà esserci una netta discontinuità anche con il ventennio precedente, in campo sociale ed economico sicuramente, ma con uguale determinazione per affermare principi di libertà irrinunciabili, come ribadiamo nella nostra carta dei principi. Il possibile ricorso contro la Corte di giustizia europea del governo in merito alla sentenza contro la legge 40, dà la cifra di questa compagine governativa. Sul fine vita, sul diritto delle donne ad avere libera scelta sul proprio corpo e per garantirne l’effettivo esercizio, sulle unioni civili ed i matrimoni tra persone dello stesso sesso, il prossimo governo dovrà agire senza incertezze.

L’incontro tra Bersani e Vendola è stato molto positivo: è stato definito il nucleo dell’alleanza; è stata resa esplicita la volontà di allargarla alle forze che si riconoscano nel centrosinistra; è stato chiarito che dopo Monti non ci sarà un governo con le stesse caratteristiche di quello attuale; si è sancita la contendibilità della leadership della coalizione e, quindi, sono state convocate le primarie. Si è definita la road map, ora sta anche a noi metterla in campo.

Nel corso del mese di agosto si è alimentata una discussione che ha messo insieme legittime preoccupazioni, reazioni emotive e palesi strumentalità. Non faremo nessun accordo elettorale e di governo con l’Udc. Se non fossero bastati i chiarimenti forniti tanto da Vendola che da Bersani, riteniamo utile ribadire che l’Udc è un partito che non appartiene al campo del centrosinistra e che per motivi politici, e quindi non astrattamente pregiudiziali, non farà parte del progetto di governo che intendiamo portare alla guida del paese. L’Udc si è distinta in questi mesi per i suoi fallimenti, dal “terzo polo” alla “cosa bianca”, e per i suoi richiami a proseguire l’esperienza di Monti, magari anche riproponendo una grande coalizione. La risposta a queste richieste è stata l’avvio del percorso segnato dall’incontro tra Bersani e Vendola.

Per parte nostra, nell’appuntamento elettorale più importante prima delle politiche, quello delle elezioni in Sicilia, abbiamo messo in campo il nostro partito a sostegno della candidatura di Claudio Fava a presidente della regione. Abbiamo anche in quel contesto fatto prevalere istanze di merito, scegliendo un profilo radicalmente alternativo al Pd siciliano e, ovviamente, all’Udc. La candidatura di Fava, come quelle di Pisapia, Zedda, Doria, Petrangeli, è nata per vincere le elezioni e non solo per testimoniare un’alterità. Per questo, confortati dai segnali di crescente sostegno che vengono al progetto di Fava, siamo sempre più convinti che anche in Sicilia si possa riaprire la partita e cambiare, dopo la Puglia, anche questa importantissima regione del Mezzogiorno.

L’altro tema è quello del rapporto con il Pd. E’ i campo da parte di alcuni la proposta di rompere con il Pd, poiché esso oramai sarebbe incompatibile con ogni aspirazione di cambiamento, e di dare vita ad una coalizione, con Idv, Fds e movimenti sociali. Non siamo d’accordo con questa opzione, poiché riteniamo che essa sia un’operazione di testimonianza. Provare a costruire un’alleanza che competa realmente per il governo del paese ci pare lo strumento in questo momento più efficace per dare rappresentanza e forza a tante persone e soggetti sociali che non hanno voce né potere. Dobbiamo investire nella democrazia e nella partecipazione: tanto più riusciremo a realizzare una vera e propria “invasione democratica” dei soggetti del cambiamento , a partire dalle donne e dai giovani, italiani e migranti, tanto più potremo cambiare il paese. Per questo ci rivolgiamo all’Idv,poiché la sentiamo come parte importante di tante esperienze che già esistono nel nostro paese e, quindi, una risorsa fondamentale anche per il governo nazionale affinché condivida il percorso di costruzione del centrosinistra, e con lo stesso spirito alle forze della sinistra e dei movimenti politici e sociali.

Le nostre scelte politiche devono precedere l’esito della trattativa in corso sulla legge elettorale. In primo luogo ribadiamo la nostra preferenza per il sistema elettorale “mattarellum” che, solo un anno fa, raccolse oltre un milione di firme. Quanto alle voci sulla prossima legge, per noi è fondamentale che i cittadini possano scegliere gli eletti e decidere la coalizione prima delle elezioni. La valutazione compiuta della legge elettorale, anche per la peculiarietà di questa materia, si potrà fare solo, e se, una riforma verrà approvata dal Parlamento.

Appoggeremo la candidatura di Nichi Vendola alle primarie di coalizione poiché riteniamo che Vendola sia il miglior candidato alla guida del prossimo governo di centrosinistra. Nichi Vendola è espressione di un fronte più vasto di quello costituito dal nostro partito. Si tratta di mettere a disposizione tutte le nostre intelligenze ed energie per costruire i comitati di sostegno alla candidatura e per attraversare l’Italia, geograficamente e socialmente, con un messaggio di rinnovamento delle politiche e delle pratiche. Per noi il tema del rinnovamento non è solo quello, necessario, delle donne e degli uomini chiamati a compiti di rappresentanza, ma soprattutto delle idee e degli strumenti di partecipazione. Come abbiamo scritto nella carta di intenti, vogliamo una politica senza privilegi, senza sprechi e rigorosamente trasparente. Dobbiamo uscire dalla discussione odierna con l’impegno solidale di sostenere un’impresa comune. La solidarietà di una comunità politica si manifesta soprattutto quando il dibattito è ricco ed articolato, quando si confrontano anche posizioni diverse. Perciò i presenti documenti saranno materiale di discussione e arricchimento per tutto il corpo del partito. È fondamentale, proprio per restituire centralità al programma, che i documenti si discutano e si arricchiscano, producendo una mobilitazione straordinaria di tutti i gruppi dirigenti, nazionali e territoriali.

Siamo in campo. Abbiamo riaperto molte partite che sembravano chiuse. Possiamo cambiare il paese e non ci sottrarremo. Siamo chiamati ad un impegno straordinario pieno di promesse, di liberazione e di scoperte. Starà a tutti noi esserne all’altezza.

Lo rende noto l’ufficio stampa nazionale di Sel

Roma, 31 agosto 2012

Foto: DOCUMENTO FINALE E RELAZIONE/CONCLUSIONI VENDOLA<br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br />
APPROVATI DA ASSEMBLEA NAZIONALE DI SINISTRA ECOLOGIA LIBERTÀ</p><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br />
<p>L'assemblea nazionale di Sinistra Ecologia Liberta' (presenti 157 persone) ha approvato la relazione e le conclusioni di Nichi Vendola e il documento che trovate di seguito </p><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br />
<p>Un documento alternativo presentato da Fulvia Bandoli, Alfonso Gianni ha avuto 8 voti favorevoli.</p><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br />
<p>Ordine del giorno conclusivo dell'assemblea nazionale di Sel del 31 agosto 2012 proposto dal Coordinamento nazionale di Sinistra Ecologia Libertà</p><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br />
<p>L'assemblea nazionale di Sel approva la relazione (e le conclusioni) del presidente del partito, Nichi Vendola.</p><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br />
<p>L'assemblea nazionale approva il documento “È tempo di cambiare”, che diventa allegato e parte integrante del presente Odg, illustrato da Nichi Vendola il giorno 1 agosto 2012.</p><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br />
<p>I prossimi mesi saranno decisivi per il futuro del nostro paese e per quello dell'Europa. La crisi economica, sociale e culturale, iniziata nel 2008 negli Stati Uniti non è ancora finita. Oggi essa  colpisce innanzitutto i cittadini europei dei paesi più fragili finanziariamente. La crisi è stata prima occultata e poi rappresentata come un perenne stato d'eccezione. Le sue cause sono state colpevolmente rimosse dal dibattito pubblico, mentre i suoi effetti sono stati generatori di una cultura dell'emergenza che ha segnato le principali scelte delle classi dirigenti continentali. L'attuale crisi è il prodotto dell'abnorme crescita delle diseguaglianze: è l'affermazione apodittica dell'ideologia neoliberista. Tale ideologia rifiuta in radice ogni condizionamento e mette in discussione i fondamenti dello stesso patto di convivenza democratico che si è costruito nel secondo dopoguerra. Sono stati i processi di progressiva privatizzazione, la sottrazione sistematica dei beni comuni alla collettività, le crescita della precarietà e l'attacco sistematico al potere di coalizione dei lavoratori e ai loro diritti a produrre le condizioni materiali nelle quali si è sviluppata la crisi. L'attenzione è concentrata solo sullo spread, sulle tendenze dei mercati finanziari, mentre si ignora la crescita della disoccupazione, della precarietà e dell'incertezza sociale. Intanto, pochi e spietati speculatori hanno utilizzato, senza regole e del tutto spregiudicatamente, tutti gli strumenti della finanza moderna per accumulare enormi profitti. Le ondate speculative hanno colpito i debiti sovrani mettendo a rischio le economie di interi paesi fin nel cuore dell'Europa.</p><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br />
<p>Le risposte alla crisi da parte delle leadership europee, a partire dall'egemonia esercitata dalla cancelliera Merkel, sono state sbagliate e subalterne. Non si è agito per impedire i meccanismi finanziari speculativi. Uno degli effetti collaterali di tale subalternità è stato quello della crescita a dismisura di fenomeni illeciti, fino ad un ingresso, sempre più massiccio, di capitali criminali e mafiosi nella finanza mondiale. Nello stesso tempo, il modello sociale europeo è stato messo sotto accusa e falcidiato, a partire dall'Italia, da scelte che non ne hanno riconosciuto né l'importanza storica né la decisiva funzione di coesione sociale e di sviluppo civile ed economico. Per di più, in questo quadro, mentre non è presente l'attenzione alla minaccia crescente di crisi ecologica, non si è colta la straordinaria opportunità che la conversione ecologica dell'economia rappresenta, non solo come risposta obbligata a quella minaccia, ma come strumento efficace per ridare stabilità all'impianto economico e produttivo.</p><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br />
<p>La Grecia è stata travolta dall'insensata pretesa di poter scaricare la crisi verso i paesi più deboli. Tale comportamento ha prodotto un indebolimento strutturale dell'economia europea, ma ha anche leso profondamente il patto di solidarietà continentale e alimentato nuove spinte nazionalistiche. L'effetto prodotto dalle politiche di austerity, dal dogma del pareggio di bilancio, fino alla scelta di introdurre il Fiscal compact nelle legislazioni nazionali, è stato quello di scaricare i costi della crisi sulle fasce di popolazione più deboli e di rendere più fragile anche la moneta unica. Si stanno manifestando preoccupanti spinte regressive e populiste contro ogni integrazione europea, a partire dalla minaccia di uscire dall'euro. Per noi, costruire da subito un percorso per gli Stati Uniti d'Europa, cedendo sovranità nazionale e costruendo una vera e propria democrazia continentale, è un obiettivo prioritario. Per questo chiediamo che i trattati dell'austerity, a partire dal Fiscal compact, vengano radicalmente ridiscussi e rinegoziati. Abbiamo bisogno di una fase costituente per la nuova Europa che si fondi sulla solidarietà politica e non sull'intimidazione finanziaria.</p><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br />
<p>Il nostro paese vive una stagione tra le più difficili della sua storia. Sono peggiorate le condizioni di ampie fasce della popolazione e il governo Monti ha utilizzato il paradigma dell'emergenza per imporre politiche recessive e procicliche. L'equità non si è vista in nessuno dei provvedimenti fin qui votati dal Parlamento. La crescita economica, che i “tecnici” si ostinano a declinare senza aggettivi, rimuovendo tutto il tema della riconversione ecologica dell'economia e della società, si profila come una azione propagandistica e sbagliata negli obiettivi che individua. Lavoro e ben vivere per tutti possono essere gli assi di un programma che si inserisca in grandi progetti da proporre anche in sede europea: energie pulite e rinnovabili, riqualificazione urbana, ristrutturazione delle reti dei trasporti delle persone e delle cose, innovazione dei processi produttivi, sviluppo delle nuove tecnologie, ristrutturazione delle produzioni con abbattimento degli inquinanti ed uso efficiente delle risorse fisiche, difesa del suolo, agricoltura che salvaguardi la sicurezza alimentare e il controllo del territorio, valorizzazione dei beni culturali e del paesaggio, prevenzione sanitaria. La vicenda Ilva descrive una geografia di sofferenze umane e nello stesso tempo di prevaricazioni e connivenze di un grande gruppo industriale italiano. Fino all'opportuno intervento della magistratura, solo l'amministrazione guidata da Vendola si era impegnata per contrastare gli effetti micidiali dell'inquinamento prodotto negli scorsi decenni. Anche in quest'ultima occasione Monti e i suoi ministri non hanno saputo imporre un piano industriale né un piano di messa in sicurezza degli impianti, anzi hanno persino rischiato di entrare in un assurdo conflitto con la magistratura. Il governo ha agito solo sui tagli della spesa sociale, dei diritti e delle risorse per lo sviluppo: Imu, riforma delle pensioni, riforma del mercato del lavoro, tagli agli enti locali e ai servizi essenziali. Siamo nel paese in cui i minatori del Sulcis, per diventare “visibili”, devono inabissarsi sotto terra e i lavoratori dell'Alcoa devono tuffarsi in mare e bloccare i traghetti. Siamo un paese dove l'ideologia di Marchionne ha raccolto consensi in tanti settori politici e dei media, mentre si calpestavano i diritti, la democrazia e la decenza nei luoghi di lavoro. Siamo nel paese che vuole sostituire Cinecittà con un parcheggio e qualche centro commerciale. Siamo un paese dove la condizione dei giovani e delle donne è quella più esposta alla crisi, poiché essi sono i soggetti più colpiti dalla precarietà dilagante. Nell'ordine imposto dalle politiche di austerity non c'è spazio per i soggetti sociali del cambiamento. L'Italia vive come in un periodo di glaciazione dei diritti e delle speranze ed il governo stringe una morsa soffocante sul paese. La politica vive il suo momento di massima delegittimazione e il populismo, amplificato dall'algida distanza delle tecnocrazie, è pronto a mostrare il suo volto feroce, alimentandosi di disperazione sociale e sfiducia nelle istituzioni rappresentative.</p><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br />
<p>Dobbiamo voltare pagina! Dobbiamo mettere a disposizione dei cittadini e delle cittadine del nostro paese uno strumento per cambiare la loro condizione materiale di vita. Possiamo essere parte di questo progetto di trasformazione se sapremo ascoltare e dare voce, riconoscendo il cambiamento che accade sotto i nostri occhi. Perciò intendiamo avanzare proposte concrete, candidandoci al governo del paese. Il documento “è tempo di cambiare”, contiene una prima traccia di lavoro, è la nostra carta di intenti. Il nostro programma lo presenteremo, a partire da quella traccia, dopo un percorso di coinvolgimento e partecipazione che vedrà impegnato il gruppo dirigente, le nostre iscritte ed iscritti, e tutte e tutti coloro che vorranno prendere parte in questo cammino.</p><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br />
<p>Abbiamo un'ambizione grande e rivoluzionaria: uscire dal recinto della politica liberista per avviareuna ormai necessaria conversione ecologica dell’economia e della società, unico processo in grado di conciliare giustizia sociale e giustizia ambientale e provare a diventare soggetti della storia degli anni che verranno. Vogliamo farlo tenendo fede alle promesse fatte due anni fa, quando decidemmo liberamente di dare vita al nostro partito. In quel congresso abbiamo deciso di dare vita ad una esperienza di sinistra non dogmatica, libertaria ed ecologista, che si proponesse di “riaprire la partita”, di ricostruire la sinistra politica ed il centrosinistra di governo. Oggi è il momento di dare corpo a quei principi. Ci candidiamo al governo del paese per l'alternativa e quindi a partire dalla discontinuità con il governo Monti. La discontinuità si misurerà con i fatti: dalla introduzione della patrimoniale al reddito minimo garantito, dalla difesa dei beni comuni all’attuazione degli esiti referendari, dal cambiamento profondo della riforma delle pensioni e del lavoro (in particolare ripristinando ed allargando a tutti i lavoratori l'articolo 18), fino a contrastare ogni forma di precarietà. Dovrà esserci una netta discontinuità anche con il ventennio precedente, in campo sociale ed economico sicuramente, ma con uguale determinazione per affermare principi di libertà irrinunciabili, come ribadiamo nella nostra carta dei principi. Il possibile ricorso contro la Corte di giustizia europea del governo in merito alla sentenza contro la legge 40, dà la cifra di questa compagine governativa. Sul fine vita, sul diritto delle donne ad avere libera scelta sul proprio corpo e per garantirne l'effettivo esercizio, sulle unioni civili ed i matrimoni tra persone dello stesso sesso, il prossimo governo dovrà agire senza incertezze.</p><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br />
<p>L'incontro tra Bersani e Vendola è stato molto positivo: è stato definito il nucleo dell'alleanza; è stata resa esplicita la volontà di allargarla alle forze che si riconoscano nel centrosinistra; è stato chiarito che dopo Monti non ci sarà un governo con le stesse caratteristiche di quello attuale; si è sancita la contendibilità della leadership della coalizione e, quindi, sono state convocate le primarie. Si è definita la road map, ora sta anche a noi metterla in campo.</p><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br />
<p>Nel corso del mese di agosto si è alimentata una discussione che ha messo insieme legittime preoccupazioni, reazioni emotive e palesi strumentalità. Non faremo nessun accordo elettorale e di governo con l'Udc. Se non fossero bastati i chiarimenti forniti tanto da Vendola che da Bersani, riteniamo utile ribadire che l'Udc è un partito che non appartiene al campo del centrosinistra e che per motivi politici, e quindi non astrattamente pregiudiziali, non farà parte del progetto di governo che intendiamo portare alla guida del paese. L'Udc si è distinta in questi mesi per i suoi fallimenti, dal “terzo polo” alla “cosa bianca”, e per i suoi richiami a proseguire l'esperienza di Monti, magari anche riproponendo una grande coalizione. La risposta a queste richieste è stata l'avvio del percorso segnato dall'incontro tra Bersani e Vendola.</p><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br />
<p>Per parte nostra, nell'appuntamento elettorale più importante prima delle politiche, quello delle elezioni in Sicilia, abbiamo messo in campo il nostro partito a sostegno della candidatura di Claudio Fava a presidente della regione. Abbiamo anche in quel contesto fatto prevalere istanze di merito, scegliendo un profilo radicalmente alternativo al Pd siciliano e, ovviamente, all'Udc. La candidatura di Fava, come quelle di Pisapia, Zedda, Doria, Petrangeli, è nata per vincere le elezioni e non solo per testimoniare un'alterità. Per questo, confortati dai segnali di crescente sostegno che vengono al progetto di Fava, siamo sempre più convinti che anche in Sicilia si possa riaprire la partita e cambiare, dopo la Puglia, anche questa importantissima regione del Mezzogiorno.</p><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br />
<p>L'altro tema è quello del rapporto con il Pd. E’ i campo da parte di alcuni la proposta di rompere con il Pd, poiché esso oramai sarebbe incompatibile con ogni aspirazione di cambiamento, e di dare vita ad una coalizione, con Idv, Fds e movimenti sociali. Non siamo d'accordo con questa opzione, poiché riteniamo che essa sia un'operazione di testimonianza. Provare a costruire un'alleanza che competa realmente per il governo del paese ci pare lo strumento in questo momento più efficace per dare rappresentanza e forza a tante persone e soggetti sociali che non hanno voce né potere. Dobbiamo investire nella democrazia e nella partecipazione: tanto più riusciremo a realizzare una vera e propria “invasione democratica” dei soggetti del cambiamento , a partire dalle donne e dai giovani, italiani e migranti, tanto più potremo cambiare il paese. Per questo ci rivolgiamo all'Idv,poiché la sentiamo come parte importante di tante esperienze che già esistono nel nostro paese e, quindi, una risorsa fondamentale anche per il governo nazionale affinché condivida il percorso di costruzione del centrosinistra, e con lo stesso spirito alle forze della sinistra e dei movimenti politici e sociali.</p><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br />
<p>Le nostre scelte politiche devono precedere l'esito della trattativa in corso sulla legge elettorale. In primo luogo ribadiamo la nostra preferenza per il sistema elettorale “mattarellum” che, solo un anno fa, raccolse oltre un milione di firme. Quanto alle voci sulla prossima legge, per noi è fondamentale che i cittadini possano scegliere gli eletti e decidere la coalizione prima delle elezioni. La valutazione compiuta della legge elettorale, anche per la peculiarietà di questa materia, si potrà fare solo, e se, una riforma verrà approvata dal Parlamento.</p><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br />
<p>Appoggeremo la candidatura di Nichi Vendola alle primarie di coalizione poiché riteniamo che Vendola sia il miglior candidato alla guida del prossimo governo di centrosinistra. Nichi Vendola è espressione di un fronte più vasto di quello costituito dal nostro partito. Si tratta di mettere a disposizione tutte le nostre intelligenze ed energie per costruire i comitati di sostegno alla candidatura e per attraversare l'Italia, geograficamente e socialmente, con un messaggio di rinnovamento delle politiche e delle pratiche. Per noi il tema del rinnovamento non è solo quello, necessario, delle donne e degli uomini chiamati a compiti di rappresentanza, ma soprattutto delle idee e degli strumenti di partecipazione. Come abbiamo scritto nella carta di intenti, vogliamo una politica senza privilegi, senza sprechi e rigorosamente trasparente. Dobbiamo uscire dalla discussione odierna con l'impegno solidale di sostenere un'impresa comune. La solidarietà di una comunità politica si manifesta soprattutto quando il dibattito è ricco ed articolato, quando si confrontano anche posizioni diverse. Perciò i presenti documenti saranno materiale di discussione e arricchimento per tutto il corpo del partito. È fondamentale, proprio per restituire centralità al programma, che i documenti si discutano e si arricchiscano, producendo una mobilitazione straordinaria di tutti i gruppi dirigenti, nazionali e territoriali.</p><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br />
<p>Siamo in campo. Abbiamo riaperto molte partite che sembravano chiuse. Possiamo cambiare il paese e non ci sottrarremo. Siamo chiamati ad un impegno straordinario pieno di promesse, di liberazione e di scoperte. Starà a tutti noi esserne all'altezza.</p><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br />
<p>Lo rende noto l'ufficio stampa nazionale di Sel</p><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br />
<p>Roma, 31 agosto 2012

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Una risposta a “Per Nichi Vendola Presidente

  1. Pubblico l’altro ODG:

    L’ Assemblea Nazionale di Sinistra Ecologia Libertà , riunitasi a Roma il 31-8-2012,

    di fronte al perdurare e all’aggravarsi della crisi economica, sociale, occupazionale, istituzionale e ambientale che con particolare forza si abbatte sull’Europa e sul nostro paese, anche a causa delle politiche rigoriste e neoliberiste che vengono praticate e delle quali il governo Monti è stato pienamente corresponsabile, giungendo al peggioramento della legislazione e della condizione della previdenza, alla liquidazione dell’articolo 18, asse portante dello statuto dei diritti dei lavoratori, alla introduzione in Costituzione dell’obbligo di pareggio di bilancio, alla approvazione delle modifiche ulteriormente restrittive e peggiorative dei trattati europei note come fiscal compact;
    registrando al contempo come nelle lotte sociali e politiche e nelle prove elettorali, nazionali e locali, che si sono verificate in Europa e nel nostro paese le forze di sinistra che propongono una politica alternativa a quella dominante sono in grado di raccogliere significativi e in più di un caso vincenti consensi, raccogliendo il bisogno e la volontà di profondi cambiamenti che permettano di uscire dalla crisi senza un massacro sociale sulla base di una nuova idea di società;
    trae da ciò ulteriore conferma che la creazione di una forza di sinistra politica in Italia, autonoma nel progetto e nella sua organizzazione, ampia, radicata socialmente e popolare, permane l’obiettivo primario e fondativo, lo scopo per cui Sinistra Ecologia Libertà è nata;

    ravvisa la necessità di proporre alle forze politiche e sociali che si riconoscono nel centrosinistra ed a tutte quelle che hanno condotto un’opposizione antiliberista al governo Monti l’apertura immediata di un confronto programmatico esteso anche ad associazioni e movimenti particolarmente significativi per le battaglie svolte negli ultimi anni su vari temi, che abbia come sbocco la convocazione degli Stati generali della sinistra e del centro sinistra;

    auspica una riforma elettorale che cancelli le mostruosità del Porcellum, permetta la libera espressione nel voto della volontà politica dei cittadini, garantisca interamente l’attuazione del principio della rappresentanza, offra le migliori condizioni per costruire e dare vita ad un’alternativa di politiche e di governo;
    conferma che il confronto sui programmi – il cui esito non può essere dato per scontato e che deve vedere protagonisti, oltre che l’insieme della nostra organizzazione, tutte le forze di sinistra e di opposizione all’attuale quadro politico nonché i movimenti disposti ad accettare la sfida del governo e del cambiamento del paese – è la priorità e la strada maestra per potere definire coalizioni e alleanze, entro le quali poi decidere le posizioni di principale responsabilità attraverso l’organizzazione di elezioni primarie;
    ribadisce che un programma d’alternativa richiede in primo luogo una netta discontinuità con le politiche fin qui perseguite dal governo Monti e in particolare il superamento del fiscal compact e delle scelte di rilevanza costituzionale e di politica economica da esso derivanti, nonché delle norme recentemente introdotte limitative dei diritti dei lavoratori;
    per questa ragione dichiara la propria contrarietà e indisponibilità all’apertura della coalizione di centrosinistra alle forze moderate, che hanno condiviso interamente l’operato del governo Monti e ne predicano la continuità, sia prima che dopo l’esito elettorale, rifiutando con nettezza e in modo esplicito qualunque ipotesi, come quella emersa nelle dichiarazioni e nella carta di intenti del Pd, di un patto di legislatura con forze politiche, quali l’Udc, che porterebbe inevitabilmente a uno snaturamento del programma politico, sociale e economico di governo;
    nello stesso tempo auspica che nessuna forza di sinistra si sottragga preventivamente a questo confronto, e che anzi in esso la sinistra che aspira all’alternativa di governo e di società trovi spazio e modo per fare sentire la propria voce, le proprie proposte e possa in questo modo influire significativamente sugli esiti del confronto stesso;
    è altresì convinta che un confronto programmatico aperto nel modo indicato debba continuare a coniugarsi con iniziative politiche e di lotta nella società su tutti i temi e gli obiettivi che sono stati al centro della nostra elaborazione e delle nostre pratiche sociali e con la nostra diretta partecipazione a iniziative e battaglie unitarie che possono aprirsi nell’immediato futuro e che siano qualificanti dell’opposizione a questo governo i cui atti acuiscono la crisi, smantellano lo stato sociale e la vita democratica e ridisegnano un blocco politico e sociale avverso alle forze del cambiamento;
    s’impegna infine, essendo un soggetto politico di donne e di uomini a far si che nella definizione delle scelte, dei programmi, delle singole proposte il punto di vista della differenza di sesso sia sempre un criterio fondante e qualificante.

    Fulvia Bandoli
    Alfonso Gianni
    Giorgio Parisi
    Bia Sarasini

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