Cambiare rotta nel governo del Veneto significa svoltare rispetto alla politica delle grandi opere, per curare invece il territorio, con tanti interventi di manutenzione del territorio e del patrimonio pubblico. Dipanare e non infoltire il groviglio stradale, operando una scelta di campo a favore del trasporto pubblico. Riconvertire ad una visione ecologica e di qualità il sistema produttivo; darsi come priorità il contrasto alle nuove e vecchie povertà con interventi concreti. Potenziare i servizi sanitari, territoriali e specialistici, smettendo di spostare risorse sull’edilizia e non sui servizi e abbassando la pressione fiscale sui pazienti. Chiudere con la stagione dei favori e degli appalti agli amici e degli amici e fare del Veneto un laboratorio di trasparenza, sobrietà e legalità nell’utilizzo dei soldi pubblici.
Attorno a queste ed altre questioni si è cominciato un lavoro di costruzione di un programma per le prossime elezioni regionali, aperto a comitati, associazioni, forze politiche che intendono delineare una alternativa di governo della Regione e chiudere con il ventennio Galan-Zaia. Che continuerà con spirito di apertura e dialogo.
Un progetto di governo che parta dai programmi, per indicare come sia possibile, oltreché necessario, governare una Regione complessa e importante come il Veneto nel rispetto dell’ambiente, della cultura, della dignità del lavoro, dell’onestà.
Il territorio regionale è attraversato da fermenti sparsi, da battaglie locali grandi e piccole per difendere gli spazi liberi dal cemento, per evitare opere inutili e dannose per l’ambiente, per garantire la salute pubblica, per difendere i diritti dei cittadini e di chi lavora. Dentro quelle battaglie si delinea spesso un progetto alternativo di sviluppo che inverta le priorità rispetto alle logiche del profitto facile e a tutti costi che ha segnato profondamente e dolorosamente il Veneto degli ultimi anni. Logiche che hanno animato e costruito quel sistema di connivenze, favori e sperperi che la magistratura ha portato alla luce, ma che spetta alla politica chiudere e archiviare per sempre e evitare che possa invece rigenerarsi e riprodursi in altre forme.
Per far fronte alla multiforme crisi che sta attraversando il Veneto, che è assieme crisi sociale, ambientale, morale, serve un progetto all’altezza della complessità e della sfida e qualcuno disposto a portarlo avanti con generosità.
La nuova Regione dovrà riappropriarsi del compito proprio e utile della politica, governare e dare un senso di marcia ai processi, non assecondare supinamente logiche mercantili e di speculazione ritagliandosi fette di potere, favori e denaro a scapito dell’interesse collettivo.
La gestione e programmazione del servizio sanitario devono essere sottratti a logiche speculative e finanziarie, che tramite la finanza di progetto arricchiscono soggetti privati togliendo per decenni alle casse pubbliche risorse da destinare ai servizi e all’abbattimento dei ticket.
La pianificazione territoriale deve porsi l’obiettivo di fermare e riparare all’immenso consumo di suolo perpetrato in regione.
Le politiche di sviluppo devono partire dalla centralità del lavoro, della sua sicurezza e della sua dignità, contrastare delocalizzazioni e competizioni al ribasso sulla pelle dei lavoratori, puntare sulla qualità ambientale, sull’innovazione e sulle risorse territoriali.
Per questo ci sentiamo di chiamare a uno sforzo di unità e di sintesi coloro che si propongono un cambiamento reale del nostro Veneto.
Dino Facchini, coordinatore regionale
Sinistra Ecologia Libertà Veneto
Franca Marcomin, portavoce regionale
Verdi-Green Italia del Veneto
Renato Cardazzo, segretario regionale
Partito Rifondazione Comunista Veneto