Lo avevamo sentito. C’era un’aria diversa, uno sguardo diverso, una curiosità viva e partecipe. In chi si avvicinava al nostro banchetto per firmare il sostegno alla presentazione della lista, in chi chiedeva il nostro giornalino “Liberi tutti”, numero “unico” per le scarse risorse economiche.
“Vorrei qualcosa da leggere di più, per conoscervi,” … “Preferisco il volantino, quello breve” …
“Ma dite che ce la faremo?”.
Mi guardavo intorno alla manifestazione di “Se non ora, quando?”, a quella in Difesa della Costituzione e della scuola pubblica, all’incontro con Landini, allo sciopero del 6 maggio, alla serata in ricordo di Ivan della Mea, alla manifestazione di chiusura della campagna elettorale e vedevo una Treviso diversa, quasi uscita da una sonnacchiosa palude in cui il berlusconismo tenta ancora di rinchiudere tante e troppe intelligenze. E mi sono convinta di una possibilità, anche a dispetto di chi riteneva che qualcuno di quei momenti fosse stato un fallimento.
I politologi si interrogheranno sui flussi elettorali e daranno senz’altro una risposta più articolata della mia: per la mia parte credo che il torpore si stia diradando, e che le persone stiano incominciando a domandarsi quale sia il prezzo da pagare ad un ceto dirigente che si è auto investito della licenza di violare ogni regola pur di restare abbarbicato al potere, di contrabbandare per sana amministrazione la riduzione dei posti letto negli ospedali, per attenzione ai cittadini il taglio delle corse degli autobus, per sana gestione della viabilità le rotonde pericolose e l’incuria della città e delle sue strade e per investimento lo spreco in opere faraoniche e sovradimensionate, mentre gli spazi per i giovani non esistono, le scuole scoppiano, le periferie sono abbandonate, il centro di Treviso si spopola.
Credo che le persone abbiano cominciato a provare fastidio per l’arroganza di chi non ascolta le giuste preoccupazioni dei cittadini per un aeroporto male assortito e pericoloso, per l’insano estremismo di certe farneticanti affermazioni contro gli insegnanti, contro i giudici, contro la Costituzione, contro gli esseri umani. Credo che ci sia qualcuno che ha visto con orrore i voti che una lista “Razza Piave” ha racimolato, mascherando col folklore il razzismo di chi “sparerebbe agli immigrati”o vorrebbe per loro dei “carri blindati”.
Credo che qualcuno abbia cominciato a capire che la Lega non può parlare di federalismo e scaricarne le spese sulle spalle delle persone, pubblicare manifesti truculenti contro Roma ladrona e stare dentro fino alla cima dei capelli nei Palazzi romani del potere (e non solo), parlare di sicurezza e favorire la violazione della legalità (vedi quote latte).
Credo che si stia sciogliendo quel venefico abbraccio che ottunde la mente e impedisce il giudizio critico, che indica orizzonti di paura e persuade a chiudersi nei propri piccoli egoismi o nella prigione dorata delle proprie sicurezze e garanzie, mentre la precarietà divora le nostre vite e uccide la nostra capacità di sperare e cuce sui corpi dei ostri giovani il vestito del disinteresse e della fannullaggine.
Quante voci in questa strana campagna elettorale: sotto lo sguardo superbo e ammiccante dai muri e dagli autobus delle gigantografie di Muraro, che aveva stravinto prima ancora di gareggiare, grazie ad una propaganda spocchiosa e spendacciona, da far tremare in un momento di crisi come questo.
Eppure ce l’abbiamo messa tutta: restiamo convinti che sia possibile cambiare. Anche qui, in Veneto, c’è un patrimonio di talenti da far emergere, da sottrarre alle sirene del facile successo e alle delusioni delle mancate vittorie.
Il risultato di SEL a Treviso significa molto, per noi, che prendiamo fiato, che abbiamo cominciato da 0,6 “perché ci siamo” (era a questo che pensavamo nelle regionali) e siamo ora al 3.6 in provincia e al 6.7 in città, per Treviso che può tornare ad essere la città che sorride, per la politica che può ritornare ad essere il luogo della ricostruzione della vita associata e di una spazio comune alla luce di un progetto alternativo alla Lega e al PDL.
Sì, parafrasando Eduardo: … ‘a nuttata sta passando”.
Anna Caterina Cabino
45.675583
12.238315