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Costituzione: una riforma malfatta e dannosa da respingere al referendum

Con l’approvazione della riforma della Costituzione da parte del Senato, che dovrà essere confermata dalla Camera e poi sottoposta tra circa un anno a referendum confermativo, il nostro paese non fa un passo avanti verso la modernizzazione ma un passo avanti verso la confusione e un passo indietro sul terreno della democrazia e della partecipazione popolare alle decisioni pubbliche.

La riforma è tecnicamente fatta male, per quanto il Parlamento l’abbia migliorata rispetto alla proposta iniziale del governo e del ministro Boschi, irrisa da tutti coloro che masticano un po’ di questioni istituzionali come un compitino da prima elementare rispetto alla complessità e importanza delle questioni in ballo. Del resto questo è il governo che ha inteso liquidare sbrigativamente le commissioni di saggi ed esperti messi in campo dal Quirinale e dal Governo Letta per confezionare una riforma a misura dei propri interessi politici. E, del resto, la discussione su questa riforma si è svolta “in un pesante clima di antintellettualismo”, come ha ricordato la senatrice a vita Elena Cattaneo dichiarando il suo voto contrario, che ha voluto anche ricordare “quanto l’insofferenza per le competenze è stata la cartina al tornasole di stagioni politiche tragiche del passato anche recente”.

La riforma è fatta male, e non c’è infatti nessuno che la difenda per come è, ma la si giustifica con motivazioni estranee alla sua qualità ed efficacia, quali l’esigenza di dare un segnale di rinnovamento, o addirittura l’utilità della riforma per farci dare il permesso dalla Commissione Europea di aumentare di 8 miliardi il deficit pubblico. Per non dire delle battute da asilo infantile sui “gufi” e i “professoroni” e altre sciocchezze da imbonitore televisivo che promanano da Palazzo Chigi e sviliscono il livello del dibattito pubblico. Al fondo, la motivazioni dei sostenitori della riforma è il vecchio adagio “piuttosto che niente meglio piuttosto”, o il più nuovista “l’importante è fare, non importa cosa basta fare presto”. La modifica della Costituzione non è un provvedimento facilmente reversibile  e non è nemmeno una legge come un’altra ma è la legge delle leggi e la regola delle regole. Giustificare una approssimazione e una sua scarsa qualità interna in nome di altre esigenze significa elevare a norma fondativa del paese il pressapochismo e l’incompetenza, e produrre in prospettiva guasti profondi per molti anni

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Non è, purtroppo, solo l’insipienza a muovere i novelli costituenti, ma anche se non soprattutto l’astuzia nel congegnare un meccanismo istituzionale, composto da riforma del Senato e nuova legge elettorale, che intende incidere profondamente nel nostro sistema democratico riducendo gli spazi di partecipazione e verticalizzando il potere, potenziando a dismisura la maggioranza e il governo. Quella che si vuol chiudere non è la stagione della stagnazione, come recita la propaganda, ma l’esperienza storica e istituzionale di una democrazia a base parlamentare e a partecipazione diffusa, e di un sistema della autonomie locali che è uno degli assi portanti delle nostre istituzioni e un elemento fondamentale per l’esercizio dei diritti dei cittadini e per l’erogazione dei servizi. Questa riforma porta a completamento una deriva personalistica della nostra politica e un progressivo svuotamento delle sedi rappresentative che dura ormai da anni. Il passaggio dalla democrazia dei partiti di massa alla democrazia del pubblico, dalla partecipazione attiva alla passività dello spettatore televisivo, è un fenomeno che conosciamo da un ventennio e che non è slegato dal fatto di avere avuto come perno centrale della politica degli ultimi 20 anni l’uomo più ricco e il maggior proprietario televisivo di Italia. Anziché marcare una discontinuità con quella deriva post-democratica, approfittando anche della sentenza della Corte Costituzionale che ha bocciato la legge elettorale del centrodestra (il famigerato “Porcellum”), per un soverchiante eccesso delle esigenze di “governabilità” che mortificava la rappresentatività democratica prevista dalla Costituzione, si è invece congegnata una nuova legge elettorale che riprende e peggiora il Porcellum e che amplifica fino all’estremo, attraverso il meccanismo del ballottaggio,  la personalizzazione televisiva della contesa democratica per il Governo. E la riforma del Senato, come anche la precedente riforma delle Province, ha al centro l’idea di togliere ai cittadini la possibilità di scegliere i propri rappresentanti, restringendo questa facoltà all’interno di pochissimi partiti. L’altra idea forte è quella di ridurre il più possibile meccanismi di controllo e di contrappeso, e di diffusione del potere a livello territoriale, non tanto per “snellire i procedimenti”, come dice la propaganda, ma per accentrare quanto possibile tutti i poteri in un solo partito e quindi, per come siamo messi oggi, in un solo uomo, senza nemmeno il bisogno che sia d’accordo la maggioranza dei cittadini, perché il meccanismo elettorale consente ad una minoranza di farsi maggioranza pigliatutto. Tutto questo non è indifferente e lontano rispetto alla vita quotidiana delle italiane e degli italiani, perché i processi neoautoritari non sono funzionali a politiche di giustizia sociale e di crescita sostenibile e collettiva, ma servono a eliminare gli ostacoli a politiche antisociali e promuovere gli interessi di pochi contro gli interessi di tutti. Tempo fa, del resto, era stato messo nero su bianco da un documento della JP Morgan, dove si diceva che le costituzioni antifasciste dei paesi del Sud dell’Europa erano di ostacolo al dispiegarsi delle riforme neoliberiste che tanto piacciono ai padroni della finanza e tanto fanno soffrire i lavoratori, gli studenti e i pensionati.

Di fronte al disegno complessivo che viene avanti con queste modifiche istituzionali, che si accompagnano poi a cosiddette “riforme” che, dalla scuola al mercato del lavoro, hanno una chiara impronta conservatrice, conviene prepararsi da subito alla campagna referendaria, per dire No a questa manomissione della nostra Costituzione. Costruiamo dei comitati tra tutti coloro che hanno a cuore la qualità della democrazia e considerano la Costituzione un buon programma da attuare e non un ferrovecchio da rottamare.

Luca De Marco

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Referendum contro l’austerità: parte la raccolta delle firme

stop austerita500 mila firme entro 90 giorni contro il Fiscal compact. Nel comitato promotore economisti, sindacalisti, parlamentari di tutti gli schieramenti politici. Per eliminare le disposizioni che obbligano governo e parlamento a fissare obiettivi di bilancio più gravosi di quelli definiti in sede europea. L’adesione di Sel.

Quattro referendum e  quat­tro «Sì» che potreb­bero modi­fi­care l’applicazione «ottusa» del prin­ci­pio dell’equilibrio di bilan­cio, eli­mi­nando alcune gravi stor­ture intro­dotte dal par­la­mento ita­liano. Si vuole così eli­mi­nare le dispo­si­zioni che obbli­gano governo e par­la­mento a fis­sare obiet­tivi di bilan­cio più gra­vosi di quelli defi­niti in sede euro­pea. Il refe­ren­dum abroga la dispo­si­zione che pre­vede la cor­ri­spon­denza tra il prin­ci­pio costi­tu­zio­nale di bilan­cio e il con­sid­detto «obiet­tivo a medio ter­mine» sta­bi­lito in Europa, una norma che non è impo­sta dal Fiscal com­pact. Vin­cendo il refe­ren­dum, l’Italia potrebbe ricor­rere all’indebitamento per rea­liz­zare ope­ra­zioni finan­zia­rie, un’azione oggi vie­tata. Infine, ver­rebbe abro­gata l’attivazione auto­ma­tica del mec­ca­ni­smo che impone tasse o tagli alla spesa pub­blica in caso di non rag­giun­gi­mento dell’obiettivo di bilan­cio, deciso dai trat­tati inter­na­zio­nali e non dall’Unione europea.

«Renzi sostiene che occorre battere i sacerdoti dell’austerità, per ridare speranza e futuro al nostro Continente. Non lo si può fare con un semplice palliativo che consiste semplicemente nel buon uso della flessibilità all’interno del patto di stabilità. Lo si fa rivedendo i Trattati, e partendo dal cuore del problema: il fiscal compact» Lo afferma Sinistra Ecologia Libertà con il responsabile esteri on. Arturo Scotto.

«La battaglia referendaria – conclude l’esponente di Sel – annunciata da un folto gruppo di docenti universitari ed economisti è una delle possibili strade giuste per ottenere questo risultato, che permetta agli europei di respirare, e garantisca un futuro all’euro al di là delle ottusità che abbiamo conosciuto negli ultimi anni».

La campagna, riassunta nello slogan “Stop all’austerità. Sì alla crescita, sì all’Europa del lavoro e di un nuovo sviluppo”, prevede fra il 3 luglio e il 30 settembre la raccolta delle 500mila firme necessarie per celebrare il voto popolare nella primavera 2015.

I quattro quesiti referendari, studiati e predisposti da economisti, giuristi e sindacalisti di ogni schieramento politico, non comportano violazioni di trattati internazionali o di obblighi contratti dall’Italia in sede europea, normative che non potrebbero essere oggetto di vaglio referendario, ma puntano a rimuovere alcune disposizioni dalla legge ordinaria 243/2012 che obbli­gano governo e par­la­mento a fis­sare obiet­tivi di bilan­cio più gra­vosi di quelli defi­niti in sede euro­pea.

Il refe­ren­dum mira ad abrogare la dispo­si­zione che pre­vede la cor­ri­spon­denza tra il prin­ci­pio costi­tu­zio­nale di bilan­cio e il con­sid­detto «obiet­tivo a medio ter­mine» sta­bi­lito in Europa, una norma che non è impo­sta dal Fiscal com­pact.

A Treviso la prima riunione per la costituzione del comitato si terrà martedì 15 luglio alle ore 21,00 presso la saletta riunioni della CGIL in via Dandolo.

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Bocciata la fusione Villorba-Povegliano, ora si torni alla razionalità

I cittadini di Villorba e Povegliano hanno bocciato la proposta di fusione e di creazione di Terralta Veneta. Dopo la bocciatura della fusione di San Polo di Piave e Ormelle nel “Lia Piave”, siamo di fronte ad un dato  oggettivo: le proposte di fusione scarsamente motivate, spinte e animate da intese personali tra i sindaci, non convincono e non persuadono, anche quando si tirano in campo argomenti propagandistici rozzi e strumentali come quelli relativi a eventuali nuovi finanziamenti, e la minaccia di nuove tasse per le popolazioni che non si adeguano alle scelte dei sindaci.

Si tratta di un segno di maturità dell’elettorato e non di una arretratezza di chi non comprenderebbe, e anzi ostacolerebbe, il cammino della storia. Sel si è impegnata nel fronte del no e registra con soddisfazione questo risultato.

L’idea che i problemi di politica sociale ed economica si risolvano eliminando le istituzioni rappresentative, tagliando la democrazia, abolendo le elezioni, è una idea fuorviante e che ha come fine ultimo la verticalizzazione estrema del potere, magari per far passare più agevolmente le tanto invocate “riforme”, che oggi si traducono purtroppo in tagli ai diritti e peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro dei cittadini.

Il riordino dell’architettura democratica sulla quale si regge il paese non può essere affrontato con intereferendumrventi frammentari, al di fuori di un disegno complessivo e razionale. Per noi ha un senso avviare un ragionamento serio attorno alla prospettiva di una grande Treviso (un solo Comune con dieci Municipi), e all’articolazione della dimensione comunale secondo una logica di aggregazione che tenga conto delle reali connessioni e relazioni di vita, di studio, di lavoro e di mobilità dei cittadini che animano le nostre comunità. Esistono in provincia dei poli ospedalieri, commerciali, scolastici, industriali, che si addensano o coincidono con i comuni a valenza mandamentale. Porsi il problema di una possibile nuova forma di governo democratico e rappresentativo che possa effettivamente comportare un miglioramento e una possibilità di controllo da parte dei cittadini sulle scelte che riguardano il territorio e i servizi che vengono erogati in quel territorio, servirebbe anche a proporre scelte comprensibili ai cittadini, slegate dalle personali simpatie e consonanze reciproche tra quel sindaco e quell’altro.

Luca De Marco, coordinatore provinciale SEL

Marco Pedretti, coordinatore circolo SEL di Treviso

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Cambiamo noi! Con i referendum.

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Cambiamo noi! Mentre il Palazzo è immobile e paralizzato, noi ci muoviamo. Praticando e attivando la vita democratica di un Paese che non ha mai avuto riforme vere se non quelle che il popolo italiano ha imposto con i referendum.

DIVORZIO BREVE
Per eliminare l’inutile obbligo di tre anni
di separazione prima di poter chiedere il
divorzio. Vogliamo ridurre il carico
sociale e giudiziario che grava sulle
famiglie e sui tribunali a causa della
durata dei procedimenti di divorzio. Oggi
servono 4 anni per un divorzio consensuale
e oltre 10 per uno giudiziale. Con il
Referendum, i tempi saranno più rapidi,
le famiglie spenderanno di meno e lo
Stato risparmierà 100 milioni di euro
l’anno.
LAVORO
E IMMIGRAZIONE
Vogliamo abrogare quelle norme
discriminatorie che ostacolano il lavoro
ed il soggiorno regolare dei cittadini
stranieri, spingendoli a lavorare in nero o
ad accettare condizioni infime. Non servono
a controllare chi delinque ma
impediscono a 500 mila lavoratori in nero
di versare allo Stato contributi per 3
miliardi di euro l’anno. Vogliamo abrogare
il reato di clandestinità, inutile e dannoso.
DROGHE: NIENTE
CARCERE PER FATTI
DI LIEVE ENTITA’
Per eliminare quelle norme che riempiono
inutilmente le carceri, paralizzano la
giustizia, distraggono le forza dell’ordine e
indeboliscono la lotta contro i reati gravi.
Vogliamo abolire la pena detentiva per
fatti di lieve entità ed aprire la strada ad
una politica sulle droghe finalmente
ragionevole. Il proibizionismo regala alle
mafie 30 miliardi di euro l’anno.
OTTOXMILLE
Ogni anno 1,2 miliardi di euro delle nostre
tasse viene ripartito tra le confessioni
religiose. Anche chi non firma l’8 x mille
(circa il 60% dei contribuenti) è costretto
comunque a finanziarle. Vogliamo
lasciare allo Stato le quote di chi non
esprime una scelta: si tratta di oltre 600
milioni di euro l’anno che potrebbero
essere spesi per finalità generali e a
sostegno dell’economia.

Ecco le 5 riforme che possiamo
realizzare
per CAMBIARE NOI
per un’Italia più LIBERA, LAICA e CIVILE

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Al centro il lavoro

venerdì  26 ottobre prossimo Sinistra Ecologia Libertà organizza un incontro pubblico alle ore 20,45 presso la sala dell’Informagiovani al Biscione, a Conegliano, sui temi del lavoro. il titolo della serata sarà “al centro il lavoro”: verranno illustrati i contenuti dei referendum sul lavoro e la proposta di introduzione del reddito minimo garantito.

I due referendum sul lavoro si propongono di abolire le modifiche peggiorative apportate all’articolo 18 dello statuto dei lavoratori in materia di licenziamento, e di abrogare l’art.8 introdotto da Sacconi-Berlusconi, con il quale si prevede la possibilità di violazione dei contratti e delle leggi nazionali nei luoghi di lavoro. Una norma ad aziendam per legittimare l’operazione Pomigliano da parte di Fiat.
La proposta di legge per l’introduzione del reddito minimo garantito punta a far diventare l’Italia un paese europeo. Infatti in tutta Europa, tranne la Grecia, esiste una forma di sostegno economico contro la disoccupazione e il rischio povertà. Si tratta di garantire un reddito di 600 a chi non superi i 7200 e si impegni ad accettare un posto di lavoro attraverso i centri per l’impiego. L’operazione andrebbe finanziata tramite la tassazione dei grandi patrimoni, come accade in Francia.
A relazionare sulle due questioni saranno Loris Scarpa, della Fiom-CGIL, e Mirco Bolzoni, del regionale di Sinistra Ecologia Libertà. La cittadinanza è invitata.
Sarà possibile firmare per la proposta di legge e per la richiesta di referendum sia durante la serata, sia al mattino presso il banchetto allestito da SEL dalle 10,00 alle 12,30 presso la scalinata degli Alpini.

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COSTITUZIONE COMITATI UNITARI PER IL REFERENDUM SUL LAVORO

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Martedì 2 ottobre a Treviso si è formalmente costituito il comitato referendario provinciale per la raccolta firme a sostegno dei quesiti su articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori e articolo 8 del decreto-legge 13 agosto 2011, n°138 (deroghe ai contratti nazionali).

Le organizzazioni firmatarie prendono l’impegno di promuovere la costituzione di comitati locali unitari, inclusivi verso tutti gli individui e i gruppi che vorranno partecipare, e di offrire pieno appoggio nelle funzioni di raccordo ai comitati già costituiti.

Il comitato provinciale funzionerà da struttura di raccordo tra i comitati locali e tra il territorio e il comitato nazionale, anche per la distribuzione dei materiali per la propaganda.

Dal 13 ottobre in poi potranno essere organizzati i gazebo per la raccolta firme e sarà possibile firmare anche presso gli uffici di tutti i comuni della Marca. Suggeriamo di provvedere fin da subito alla richiesta dei permessi di occupazione di suolo pubblico.

I moduli vidimati saranno a disposizione presso i referenti del comitato provinciale e verranno distribuiti per la provincia a seconda delle necessità dei singoli comitati locali.
Per Lavoro e Società – CGIL
Fulvio Albumina

Per la FIOM-CGIL
Paolo Pagotto

Per il MPL
Augustin Breda

Per il provinciale SEL
Luca De Marco

Per il provinciale PdCI
Alessandro Squizzato

Per il provinciale PRC
Enrico Baldin

Per il provinciale IDV
Giulio Zotti

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I Grillini e il referendum bufala

La superficialità sembra essere diventata il leit motiv della cosiddetta seconda repubblica, un atteggiamento mentale in cui tutto e il contrario di tutto sono non solo possibili, ma anche auto celebranti.

L’ultimo caso è quello del sedicente referendum “anticasta” del Partito Unione Popolare, la cui raccolta firme è giudicata nulla da più fonti in quanto “Non può essere depositata richiesta di referendum nell’anno anteriore alla scadenza di una delle due Camere” sulla base di quanto stabilito dall’articolo 31 delle legge 352/1970.
Tralasciando il fatto che questo “nuovo Partito” di nuovo sembra non aver nulla, trattandosi di fuoriusciti e riciclati dell’UDC, è interessante notare come dal “nuovo che avanza” rappresentato da David Borrelli e dal Movimento 5 Stelle di Treviso sia arrivato il solerte impegno a procurare i moduli per la raccolta firme e a consegnarli agli Uffici Comunali.
Il fatto in sé sarebbe anche comprensibile vista la vicinanza nei toni vittimistico/persecutori dei promotori (siamo censurati, ecc.), che spesso sono la base delle argomentazioni grilline, se non fosse che sul blog nazionale di Beppe Grillo, padre/padrone del M5S, appare il post “I referendum anti-casta sono una bufala” che non lascia spazio a dubbi e interpretazioni sul “Grillo pensiero” riguardo alla raccolta firme.

Insomma, cari grillini, mettetevi d’accordo tra di voi almeno, visto che con il resto del mondo politico rivendicate estraneità.
Di essere più precisi ed attenti non ve lo chiedo, non sono ancora pronto per i miracoli (ma mi sto attrezzando).

Stefano Dall’Agata – Circolo SEL Treviso

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Salviamo i referendum. Appello al PD

Il PD ha presentato il 18 aprile, come rivela Antonio Di Pietro dal suo sito, una proposta di legge per restringere al massimo le figure legittimate ad autenticare le firme per la presentazione di liste elettorali, di proposte di legge di iniziativa popolare, di richiesta di indizione di referendum. Attualmente, oltre ai funzionari pubblici, possono procedere alla autenticazione delle firme degli elettori i consiglieri e gli assessori comunali, e i consiglieri provinciali. Prima del 1999 era invece necessario recarsi presso gli uffici comunali, oppure doveva essere presente un notaio, per poter procedere alla autenticazione. Se i cittadini hanno potuto firmare per la indizione dei referendum su acqua, nucleare, legittimo impedimento, che si sono svolti lo scorso giugno, presso migliaia di banchetti sparsi in tutta Italia. Se un milione e duecentomila elettori hanno potuto firmare per la indizione di un referendum abrogativo dell’attuale legge elettorale tra agosto e settembre in migliaia di banchetti sparsi per il paese, è stato grazie a quella estensione del 1999. E così per centinaia di proposte di legge di iniziativa popolare su vari temi, promosse da vari soggetti della società italiana.

La ragione addotta per la presentazione della legge è che ci sarebbero stati parecchi casi di firme false nella presentazione di liste elettorali. Questo è vero, e il fenomeno riguarda perlopiù i partiti maggiori che, non si capisce in che modo, riescono a chiudere le liste dei candidati pochi giorni, o anche la sera prima della presentazione ufficiale delle firme. E quindi magicamente riescono a raccogliere in poche ore centinaia o migliaia di firme. Il caso delle regionali della Lombardia pare rientrare in questa casistica. In occasione delle ultime regionali in Veneto, il Comune di Monselice ha verificato che a firmare le liste del PDL erano stati anche tre deceduti. In Piemonte Cota ha prevalso alle elezioni grazie al sostegno di una lista, quella dei pensionati, le cui firme di sottoscrizione sono risultate falsificate, e il cui leader, eletto consigliere, è stato per questo condannato ed era già stato condannato, poi prescritto, per aver presentato firme false anche nel 2005, sempre in coalizione con il centrodestra. Questi casi vengono infatti giudicati dalla giustizia penale. Se le sanzioni non paiono adeguate a scoraggiare questo malcostume e questa truffa, allora si intervenga aumentando le sanzioni penali per chi ha autenticato e prevedendo delle sanzioni elettorali, come la decadenza per gli eletti con liste presentate grazie a firme false o lo scomputo dei voti di quella lista dai risultati finali.

Se invece si intervenisse come propongono i deputati Franceschini e Bressa, allora il risultato sarebbe quello di limitare pesantemente il diritto e la possibilità dei cittadini di promuovere e sottoscrivere richieste di referendum e di presentare proposte di legge di iniziativa popolare.

Noi invece riteniamo che sia una risorsa democratica importante per il paese la possibilità di indire referendum e di proporre liste elettorali alle elezioni amministrative, riducendo al minimo le incombenze burocratiche e consentendo la massima partecipazione dei cittadini alla vita democratica del paese.

La proposta del PD è stata esaminata dalla commissione affari costituzionali e unificata, lo scorso 7 dicembre, con una proposta del deputato PDL Giorgio Merlo. Nel testo unificato viene assunta per intera la richiesta del PD di limitare al massimo il numero degli autenticatori.

Chiediamo perciò al Partito Democratico, che in Veneto ha contribuito a raccogliere firme per i referendum sull’acqua e contro il porcellum pur non avendoli promossi, e non avrebbe potuto farlo se fosse già stata in vigore la loro proposta di legge, di intervenire presso i propri gruppi parlamentari affinché la proposta Franceschini-Bressa unificata a quella di Merlo, venga rivista nella parte in cui limita il diritto dei cittadini a sottoscrivere referendum e liste elettorali.

 

Luca De Marco

Resp.  Comunicazione SEL Veneto

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GRANDE SUCCESSO PER LE FIRME CONTRO IL PORCELLUM ORA SI COSTRUISCA PRESTO L’ALTERNATIVA

La campagna per la raccolta delle firme contro la legge elettorale Porcellum è stata un grande successo anche in provincia di Treviso.

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Sia i banchetti che le segreterie comunali hanno visto un grande afflusso di cittadine e cittadini desiderosi di contribuire alla eliminazione di una legge elettorale di cui nessuno parla meno che male, tantomeno il suo autore, l’ineffabile Calderoli che ha ammesso di avere fatto “una porcata”. Una legge elettorale che, è noto, permette alle segreterie di partito, in particolare a quelle monocratiche e assolute come accade nelle formazioni politiche della destra ma anche alle altre, di piazzare in parlamento dei propri fedelissimi, anziché dei rappresentanti dei cittadini elettori.

Evidente la voglia da parte dei sottoscrittori di dare con la loro firma una spinta verso il cambiamento, per fare uscire il paese da una situazione bloccata che porterà solo danni e vessazioni a carico dei soliti noti.

Il dibattito politico ha già registrato questa grande spinta popolare, che ha fatto rimettere in agenda il cambio della legge elettorale. E già in molti prevedono, o auspicano, che se i referendum verranno dichiarati ammissibili sarebbe meglio votare il prossimo anno, per evitare lo svolgimento del referendum. La campagna referendaria sembra dunque in grado di accelerare la fine di questa perniciosa stagione di governo della coalizione tra Berlusconi, Bossi, Scilipoti, Calearo e Romano, e di riconsegnare ai cittadini la possibilità di aprire finalmente una pagina nuova e di far cambiare aria al paese. Per questo è importante che si lavori da subito alla costruzione di una proposta alternativa di persone, di programmi e di valori, che consenta di lasciarsi alle spalle la fascinazione populista e telecratica del berlusconismo e che ridia fiato e speranza all’Italia che resiste e che non ne può più di una politica aberrante, dominata da un coacervo di cricche di potenti ai quali tutto è consentito, e che gozzovigliano sulle spalle della gente che studia e che lavora.

Per questo chiediamo che presto si tengano le primarie nazionali del centrosinistra.

In Provincia di Treviso Sinistra Ecologia Libertà ha raccolto all’incirca 2.300 firme (la cifra non può essere più precisa perché alcune firme non sono state certificate e dunque non sono state conteggiate). Un risultato molto soddisfacente, considerato che abbiamo scontato la scarsa disponibilità di moduli e la fragilità organizzativa di un partito come il nostro che non gode di alcun

finanziamento pubblico e ha una struttura che si regge interamente sul volontariato.

Grande lo sforzo profuso anche dall’altro soggetto politico, l’Italia dei Valori, che ha promosso i referendum. Anche il Partito Democratico a Treviso si è speso in questa campagna, mettendo in campo la propria organizzazione diffusa in tutto il territorio provinciale, nonostante il PD non abbia sostenuto i referendum ed anzi la segreteria nazionale si sia adoperata per evitare che si procedesse con la raccolta di firme. La stessa cosa era accaduta con la raccolta delle firme per indire i referendum sull’acqua. Bersani, un paio di giorni prima dell’inizio della raccolta di firme per il referendum, lanciò una raccolta di ben un milione di firme su una proposta di legge del PD

sul servizio idrico, per ovviare ai referendum e trovare una soluzione mediana tra le posizioni pro e contro la privatizzazione. Poi di quella raccolta di firme del PD se ne persero le tracce e via via che

l’onda saliva, nei territori militanti e dirigenti del PD aderirono e collaborarono alla raccolta delle firme. Sinistra Ecologia Libertà è l’unico partito che in entrambi i casi si è trovato fin da subito a

promuovere e sostenere i referendum (sull’acqua Italia dei Valori sosteneva un proprio quesito, piuttosto diverso da quello del movimento per l’acqua bene comune sul quale poi si è votato).

Questo meccanismo, con il PD che aderisce in seconda battuta a iniziative di altri che non è riuscito a bloccare, dovrebbe far considerare che forse non basta essere grandi per avere grandi idee, e

a volte, o meglio molto spesso, formazioni politiche relativamente piccole per quantità sanno esprimere iniziative politiche di grande qualità. E qualche riflessione si potrebbe anche fare sulle alleanze con le quali il PD vuole contribuire alla costruzione dell’alternativa al centrodestra. In entrambe le battaglie citate, e anche sul nucleare, l’UDC era nettamente schierato dalla parte opposta. Diventa dunque sempre più difficile, ma sempre più interessante, comprendere su quali base programmatiche la dirigenza del PD voglia imbastire una alleanza di governo con Casini & C.

L’unico rammarico di questa campagna per la raccolta di firme è stato che solo in alcune realtà della Provincia, e non in tutte, è stato possibile procedere ad una campagna unitaria del centrosinistra. Come dicevamo sopra, qualcuno dovrebbe comprendere di non poter fare tutte le parti in commedia, e che a forza di rimandare nel tempo il momento delle decisioni impegnative, si rischia di condannarci a morire berlusconiani.

Luca De Marco

coordinatore provinciale Sinistra Ecologia Libertà Treviso

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ULTIMO FINE SETTIMANA PER FIRMARE CONTRO LA LEGGE ELETTORALE CALDEROLI

In questi ultimi giorni utili per la raccolta delle firme sono moltissime le persone che si presentano alle segreterie dei comuni chiedendo di firmare. Ma una gran parte dei Comuni ha già spedito le firme raccolte al Comitato nazionale e ha chiuso la possibilità di firmare.
Diventa allora importante la presenza dei banchetti in questo fine settimana per consentire a chi lo voglia di dare il proprio contributo a questa battaglia per il cambiamento.Sinistra Ecologia Libertà, che ha promosso il referendum assieme ad altri movimenti e all’Italia dei Valori, è soddisfatta della risposta dei cittadini, sempre più insofferenti e indignati di fronte ai comportamenti della classe politica attualmente al governo, che degrada la credibilità del nostro paese e fa pagare i costi della crisi a coloro che hanno sempre pagato.
La spinta del referendum serve a chiedere un radicale cambiamento per salvare il futuro del nostro paese.

Questi i principali banchetti allestiti in provincia da Sinistra Ecologia e Libertà:

Banchetti SEL per il referendum antiCalderoli

MOGLIANO sabato mattina dalle 9,00 alle 12,30 davanti supermercato Coop e domenica mattina e pomeriggio in piazza Caduti
VITTORIO VENETO Sabato mattina “Aperitivo per il referendum”, in centro al Bar Lux, dalle ore 11,30 alle 12,30
VILLORBA Sabato mattina dalle 9 alle 12,30 piazza Vittorio Emanuele II

con il centrosinistra
MONTEBELLUNA sabato e domenica mattina e pomeriggio in piazza Dell’Armi
CASTELFRANCO sabato mattina dalle davanti supermercato Coop, sabato pomeriggio in piazza Giorgione, domenica mattina e pomeriggio in piazza Giorgione

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