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più diritti e più lavoro per tutti

Pubblichiamo il resoconto dell’intervento alla Camera, il 25 novembre scorso, di Giorgio Airaudo per dichiarazione di voto finale sul Jobs Act:

“Signor Presidente, guardate, c’è una distanza enorme tra la discussione che stiamo svolgendo in quest’Aula sul lavoro, sui suoi diritti, sui suoi doveri, su come si contribuisce a costruire e a creare lavoro e su come si evita di distruggerlo. È il Paese reale, che è fuori da qui a difendere le fabbriche, a difendere i posti di lavoro, financo a difendere le compagnie aeree e il lavoro che esse danno; e il mio pensiero va tra i molti al comandante Mascia, che da 42 giorni è su una torre-faro di 35 metri, mentre noi parliamo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
Il Paese reale si unisce nelle piazze, e unisce i giovani precari. A proposito, vi siete dimenticati di dire, e avete perso per strada quella retorica giovanilista, che non veniva dalle culture della sinistra, ma da ben altre culture e che divideva i giovani dagli anziani. Il Paese si unisce, i giovani precari, i lavoratori; e si unisce sul fatto che si vogliono più diritti e più lavoro per tutti, e non meno lavoro e diritti a pochi, pochi diritti a tutti. airadu
Questa è una distanza che ormai si misura tra la nostra discussione e il Paese e si misura ormai di elezione in elezione in centinaia di migliaia di astensioni che solo il delirio di onnipotenza del Premier confonde come effetto secondario, effetto collaterale quando per il Paese, per i lavoratori è l’azione di questo Governo che è secondaria, che è un effetto collaterale perché non risponde ai problemi del Paese e dei lavoratori. Il plagio che si sta compiendo inizia dalla campagna nominalistica sul job act che richiamava i propositi delle politiche pubbliche nordamericane per creare lavoro, immaginate dal presidente Obama nel 2011, politiche che immaginavano un intervento pubblico, pesante, significativo un vero e proprio New deal, ricordando quello di Roosevelt, politiche purtroppo incompiute e non realizzate.
In Italia voi invece lo utilizzate per dare alle imprese il  massimo di messa a disposizione della forza lavoro, il massimo di messa a disposizione del singolo lavoratore; questo provvedimento che ci accingiamo a votare si carica della responsabilità di rendere possibile il demansionamento, il controllo a distanza senza il consenso dei lavoratori, di sterilizzare una buona proposta di legge contro le dimissioni in bianco già approvata da questa Camera, che questa Camera non ha neanche l’orgoglio e la dignità di difendere (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) perché l’abbiamo approvata a larghissima maggioranza in questa parte del Parlamento.
Tutti i provvedimenti che non servono a creare lavoro ma che mandano  nella crisi un messaggio preciso: il lavoro umano deve contare meno delle merci che produce. L’impresa deve avere più peso, più autorità del lavoro fino all’articolo 18 reso definitivamente inutilizzabile. Molti di voi o almeno tutti quelli di voi che hanno visto il lavoro dalla parte delle radici, quella dei lavoratori, sanno che nessuno licenzia con argomenti discriminatori o disciplinari, se può per motivo economico collocare un lavoratore o una lavoratrice in un ramo d’azienda in crisi o su un prodotto obsoleto.
I licenziamenti, Ministro Poletti, come l’acqua, scelgono la via più facile non vanno in salita. Voi sperate che di fronte a questa riduzione di cittadinanza del lavoro, una cittadinanza già fragile perché storicamente con poche leggi è a favore del lavoro il nostro Paese, arrivino gli investimenti quelli nostrani e quelli esteri, arrivi il lavoro da questi investimenti, quel lavoro e quegli investimenti già mancati dal Governo Monti e spero che l’onorevole Tinagli si giustifichi nell’intervento che seguirà perché lei sa che quella politica ha già fallito e ci riprova anche con voi.
Il Governo Monti aveva già sterilizzato l’articolo 18, voi proseguite e andate oltre su quella stessa strada; vantate, dopo il decreto Poletti che ha cancelletto le causali e ha reso ripetitivo il contratto a termine aumentando la precarietà, un aumento di occupazione ma come ha notato pochi giorni fa su La Stampa di Torino un vostro ex esegeta, il professore Ricolfi, i vostri dati vanno ridotti dai 153 mila a, forse, 70 mila visto che come dice lui avete scelto il frutto migliore e cioè avete usato e presentato solo i dati che vi danno ragione. Ovviamente bisognerebbe anche tener conto dell’aumento della disoccupazione – 48 mila persone in più, ci ricorda il professor Ricolfi su La Stampa di Torino, sempre fra agosto e settembre – e l’esplosione delle ore di cassa integrazione che sta continuando.
Piangono 145 mila posti di lavoro in meno e voi invece di intervenire in modo selettivo incentivando chi mantiene l’occupazione, chi rinuncia a licenziare, chi assume in Italia, immaginate 6 milioni di riduzione sull’IRAP a pioggia senza nessun vincolo. Immaginate un contratto a tutele crescenti che di crescente ha solo l’indennizzo per il licenziamento che crescerà con l’anzianità, non le tutele perché non si sa quali sono quelle di partenza e non ce ne sono all’arrivo, perché l’articolo 18 quello light decapitato da Monti non l’avrà progressivamente più nessuno.
Io non posso non chiedere, non ce la faccio Guglielmo, non posso non chiedere a te Guglielmo Epifani, mio segretario della CGIL, cosa è cambiato dal 23 marzo 2002 quando tu eri sul palco insieme a Cofferati ? O hai sbagliato allora o sbagli oggi (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle).
E a Damiano, anche lui sindacalista, anche lui Ministro del lavoro e quindi per la nostra cultura dei lavoratori, sindacalista con cui condivido non solo la stessa città e la stessa categoria di militanza e di precedente esperienza sindacale, non posso non ricordare che se lui ha potuto fare il Ministro e siede in questo Parlamento è perché alcune centinaia di migliaia di operai, metalmeccanici, comunisti spesso, comunisti, hanno lottato e si sono battuti per quei diritti. Lui non sarebbe mai arrivato come me in questa Camera se non ci fossero stati quei lavoratori che quell’articolo 18 l’hanno conquistato scioperando e battendosi (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) e non posso non ricordare uno di questi lavoratori che negli anni Ottanta, quando si è cominciato ad arretrare, a ritirarsi scambiando diritti, diceva in dialetto piemontese «ciamuma niente» prorogato nel tempo. È meglio non chiedere niente ogni tanto, onorevole Damiano, se poi si ottiene una scrittura sui licenziamenti peggiore di quella uscita dal Senato, se poi si sanciscono i licenziamenti in quel testo. Allora, mentre voi annunciate l’allargamento degli ammortizzatori, ci sono nel Paese reale lavoratori che sono costretti, per l’effetto delle norme Fornero, sempre quelle di Monti che voi proseguite, a dover scegliere se andare in mobilità entro il 31 dicembre con tre anni o se andarci dal 1o gennaio con due. C’è una specie di riffa in molte aziende, con gli imprenditori che aspettano e che offrono: ti licenzi adesso e hai tre anni, che non ti serviranno a raggiungere la pensione che scappa, o ti licenzi fra un anno. Perché non avete sospeso quella norma ? Dov’è l’allargamento degli ammortizzatori per questi lavoratori nella crisi ? Dove sono i soldi ? Lo scopriremo nella legge di stabilità, forse fra qualche giorno, perché volete farci un regalo di Natale. Spero lo facciate davvero ai lavoratori, perché servono molti di più dei 200 milioni che avete aggiunto fino adesso in Commissione e ne servono molti di più per tutelare chi oggi è in difficoltà. E ne serviranno di più perché la cassa integrazione è in aumento, quando sarebbe bastato estendere la cassa a tutti, facendolo pagare a tutte le imprese e a tutti i lavoratori e a tutte le lavoratrici. Ieri vi abbiamo ricordato – sto finendo, Presidente – che il 20 maggio del 1970, giorno in cui veniva approvato lo Statuto dei lavoratori L’Avanti ! salutò quell’evento dicendo che la Costituzione entrava in fabbrica. Oggi con questo voto, ripensateci, non fatela uscire dalle fabbriche e dai luoghi di lavoro, lasciatela in eredità ai giovani che cercano un lavoro stabile con buoni diritti. Abbiamo molte ragioni – ha ragione l’onorevole Buttiglione – bisognerà trovare la forza – su questo ha proprio ragione – per far rientrare questa ragione da fuori il Parlamento a dentro il Parlamento, perché da oggi inizia una nuova battaglia se approverete questa norma, quella per ricostruire il diritto del lavoro, il diritto dei lavoratori perché può esserci un lavoro con buoni diritti, perché se ci si arrende all’idea che l’unico lavoro possibile è quello che c’è, è quello che resta, quello che ti consegna al mercato se vali meno dei prodotti che produci, c’è un problema che riguarda la libertà, la dignità e noi a questo non rinunceremo mai (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà – I deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà espongono cartelli recanti la scritta: «Statuto dei lavoratori»).

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GIORGIO AIRAUDO A TREVISO

La controriforma  del lavoro del governo Renzi, chiamata Jobs act, rappresenta il più radicale cedimento alle politiche dell’austerità che pure a parole si dice di voler modificare. E  invece l’azione del governo porta avanti con decisione nei suoi elementi fondamentali: ridurre i diritti dei lavoratori, ridurre i salari e gli stipendi dei lavoratori, per aumentare la concorrenzialità delle esportazioni. Una politica del tutto fallimentare che aggrava e non risolve la crisi, aumenta la disuguaglianza sociale, riduce in povertà parte crescente della popolazione, destruttura il welfare colpendo i servizi pubblici, e che non funziona neppure economicamente, deprimendo la domanda interna e impedendo politiche di investimento pubblico. Una politica che ha bisogno, per vincere ogni resistenza, di modificare anche gli assetti istituzionali, eliminare le elezioni dove possibile (vedi province e Senato), e dare più potere al Governo e alla maggiore minoranza elettorale.

La scelta del governo è stata quella di provocare una rottura profonda rispetto alla cultura di riferimento e al programma con il quale si presentò l’alleanza Italia Bene Comune alle ultime elezioni, e di assumere come proprio avversario il sindacato e proprio sponsor il fronte industriale. Questo ha portato ad una mobilitazione sociale importante e inedita, culminata nello sciopero generale del 12  dicembre indetto da CGIL e UIL. E ha manifestato la necessità di un cambiamento del quadro politico, per far sì che sia in campo una rappresentanza del mondo del lavoro adeguata alle necessità del presente, capace di portare sul terreno della sfida per il governo una modalità alternativa di affrontare la crisi sociale ed economica che l’impostazione dominante in Europa e in Italia dimostra di non essere in grado di risolvere.

SEL ha già esplicitato, con la iniziativa Human Factor svoltasi a Milano a fine gennaio, la propria messa a disposizione di un processo di ricomposizione a sinistra. Che parta da contenuti concreti e da questioni dirimenti, a partire dalla questione lavoro.

Per affrontare nel dettaglio delle sue implicazioni pratiche, oltreché politiche, il tema del Jobs Act,  SEL organizza un incontro pubblico per venerdì 20 febbraio alle ore 18.00 presso la saletta CGIL, in via Dandolo a Treviso, nel quale sarà presente il responsabile nazionale lavoro di SEL e deputato della Commissione Lavoro della Camera GIORGIO AIRAUDO, e il segretario provinciale della CGIL di Treviso GIACOMO VENDRAMEtreviso20febbraio.

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Così vanno le cose, così non devono andare. Sel sostiene lo sciopero generale

La Federazione Provinciale di Treviso di Sinistra Ecologia Libertà condivide le ragioni della sciopero nazionale di venerdì indetto da CGIL e UIL.160x600
In questo momento di smarrimento sociale, di fronte ad una crisi sociale, economica e ambientale profonda, e a una questione morale che riesplode ancora una volta e ci ricorda quanto sia profonda la disuguaglianza e l’ingiustizia in questo paese, la mobilitazione democratica alla quale i sindacati chiamano lavoratori e cittadini è un antidoto sia alla depressione e al disimpegno civile, sia alla rabbia cieca e disperata che rischia di prendersela con bersagli sbagliati e fare il gioco dei nemici della democrazia. Va invece tenuta viva la richiesta di un cambio di passo nelle politiche economiche e sociali di questo governo, che non indicano una via di uscita dalla crisi ma la assecondano.
Il Jobs Act prevede di ridurre i diritti dei lavoratori in cambio di un aumento della occupazione che non ci sarà. Non realizza la cancellazione della precarietà bensì la estende a vita per le nuove generazioni. Fa tornare indietro e non avanzare il paese.
La legge di stabilità per il 2015 non inverte la rotta per quanto riguarda l’assenza di una politica industriale e di un piano di investimenti pubblici che consenta un nuovo sviluppo. Non da risposta alla domanda di futuro delle nuove generazioni, alle ansie dei lavoratori e alle speranze di precari e disoccupati, alle insicurezze degli anziani. Non c’è nessun piano di azione contro la povertà e il disagio sociale. E anzi, i tagli effettuati sugli enti locali sono destinati a produrre riduzione dei servizi e inasprimenti della tassazione locale a carico di lavoratori, pensionati e famiglie. Viene colpito il diritto allo studio, il servizio sanitario, il trasporto pubblico, i servizi sociali, l’istruzione. Bisogna invece ridare dignità e valore al lavoro, estendere i diritti, rilanciare la domanda interna, combattere le mille forme della precarietà, riportare democrazia e diritti nei luoghi di lavoro. Contrastare la povertà dilagante e rilanciare l’economia attraverso una pianificazione pubblica che rimetta in moto l’occupazione e l’economia, che metta al primo posto le vere emergenze del paese, come la difesa idrogeologica, che diriga lo sviluppo del paese verso produzioni ecosostenibili e di qualità, valorizzando il patrimonio culturale e paesaggistico unico che ci distingue. Tagliare le spese militari per reperire risorse da destinare a finalità utili, rivedere il fisco in senso progressivo, andando a prendere da chi la crisi non l’ha patita e non la patisce, in un paese dove la forbice tra ricchi e poveri si va sempre più dilatando. Colpire drasticamente evasione e corruzione, i veri freni alla competitività del nostro paese e i tumori che erodono e infettano il corpo del paese. Come dice lo slogan della manifestazione sindacale: “Così non va”. E così non deve andare.

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Seminario sullo statuto dei Lavoratori

Il Circolo di Sinistra Ecologia Libertà di Conegliano organizza sabato 29 novembre un seminario sui temi dello Statuto dei Lavoratori, alla luce delle ipotesi di riforma portate avanti dal Governo.

Quali sono i diritti sanciti dallo Statuto? Cosa comporterà il Jobs Act?

Alla mattina vi sarà una sessione di approfondimento tecnico e giuridico sui vari aspetti del diritto del lavoro con esperti del settore.
Al pomeriggio si affronteranno anche gli aspetti politici della discussione in atto nel paese e in Parlamento, con la presenza del deputato di Sinistra Ecologia Libertà Giovanni Paglia.

I cittadini e i lavoratori sono invitati.

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SEL in piazza con la CGIL il 25 ottobre

fateLa Federazione Provinciale di Treviso di Sinistra Ecologia Libertà condivide le ragioni della manifestazione nazionale del 25 ottobre indetta dalla CGIL. Parteciperà con i suoi militanti e simpatizzanti alla manifestazione di Roma per chiedere più diritti e più lavoro, aggregandosi ai pullman organizzati dal sindacato o con mezzi autonomi. A Roma SEL seguirà il corteo da P.zza della Repubblica con concentramento davanti ad un proprio furgone ben visibile che alla partenza distribuirà bandiere e materiali. Il Jobs Act propone uno scambio diseguale tra diritti dei lavoratori e nuova occupazione. Ma è chiaro che la certezza è solo quella di una ulteriore riduzione dei diritti, che mette fine ad una intera civiltà del lavoro come l’abbiamo conosciuta, e la nuova occupazione finora l’ha esclusa la stessa rappresentanza confindustriale. La cancellazione del reintegro nel posto di lavoro come previsto dall’art.18 in caso di licenziamento immotivato, l’introduzione del controllo a distanza dei dipendenti nei luoghi di lavoro e la facoltà di demansionare il lavoratore riducendogli professionalità e salario, non hanno alcuna attinenza con la ripresa dello sviluppo economico e la creazione di nuova occupazione.
La legge di stabilità per il 2015 non inverte la rotta per quanto riguarda l’assenza di una politica industriale e di un piano di investimenti pubblici che consenta un nuovo sviluppo. Non da risposta al tema degli esodati, non riduce la precarietà, non delinea una via di uscita dalla crisi. Non c’è nessun piano di azione contro la povertà e il disagio sociale. E i tagli effettuati sugli enti locali sono destinati a produrre riduzione dei servizi e inasprimenti della tassazione locale a carico di lavoratori, pensionati e famiglie. Viene colpito il diritto allo studio, per il quale le regioni non saranno in grado di destinare le risorse previste. Viene colpito il servizio sanitario, che non potrà non risentire dei 4 miliardi sottratti alle casse regionali. E il trasporto pubblico, e i servizi sociali, e l’istruzione.
La manovra del Governo ha un carattere recessivo che non aiuterà a superare la crisi sociale, occupazionale, economica e ambientale che attanaglia il paese. C’è bisogno di cambiare verso.
Bisogna ridare dignità e valore al lavoro, estendere i diritti, rilanciare la domanda interna, combattere le mille forme della precarietà, riportare democrazia e diritti nei luoghi di lavoro. Contrastare la povertà dilagante e rilanciare l’economia attraverso una pianificazione pubblica che rimetta in moto l’occupazione e l’economia, che metta al primo posto le vere emergenze del paese, come la difesa idrogeologica, che diriga lo sviluppo del paese verso produzioni ecosostenibili e di qualità, valorizzando il patrimonio culturale e paesaggistico unico che ci distingue. Tagliare le spese militari per reperire risorse da destinare a finalità utili, rivedere il fisco in senso progressivo, andando a prendere da chi la crisi non l’ha patita e non la patisce, in un paese dove la forbice tra ricchi e poveri si va sempre più dilatando.
La manifestazione di Roma del 25 ottobre rappresenta un grande momento di mobilitazione democratica per il Lavoro, la Dignità, l’Uguaglianza, che rilancia la speranza in un cambiamento vero del paese. Per questo Sinistra Ecologia Libertà ci sarà, con tutta la propria convinzione e determinazione.

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Referendum contro l’austerità: parte la raccolta delle firme

stop austerita500 mila firme entro 90 giorni contro il Fiscal compact. Nel comitato promotore economisti, sindacalisti, parlamentari di tutti gli schieramenti politici. Per eliminare le disposizioni che obbligano governo e parlamento a fissare obiettivi di bilancio più gravosi di quelli definiti in sede europea. L’adesione di Sel.

Quattro referendum e  quat­tro «Sì» che potreb­bero modi­fi­care l’applicazione «ottusa» del prin­ci­pio dell’equilibrio di bilan­cio, eli­mi­nando alcune gravi stor­ture intro­dotte dal par­la­mento ita­liano. Si vuole così eli­mi­nare le dispo­si­zioni che obbli­gano governo e par­la­mento a fis­sare obiet­tivi di bilan­cio più gra­vosi di quelli defi­niti in sede euro­pea. Il refe­ren­dum abroga la dispo­si­zione che pre­vede la cor­ri­spon­denza tra il prin­ci­pio costi­tu­zio­nale di bilan­cio e il con­sid­detto «obiet­tivo a medio ter­mine» sta­bi­lito in Europa, una norma che non è impo­sta dal Fiscal com­pact. Vin­cendo il refe­ren­dum, l’Italia potrebbe ricor­rere all’indebitamento per rea­liz­zare ope­ra­zioni finan­zia­rie, un’azione oggi vie­tata. Infine, ver­rebbe abro­gata l’attivazione auto­ma­tica del mec­ca­ni­smo che impone tasse o tagli alla spesa pub­blica in caso di non rag­giun­gi­mento dell’obiettivo di bilan­cio, deciso dai trat­tati inter­na­zio­nali e non dall’Unione europea.

«Renzi sostiene che occorre battere i sacerdoti dell’austerità, per ridare speranza e futuro al nostro Continente. Non lo si può fare con un semplice palliativo che consiste semplicemente nel buon uso della flessibilità all’interno del patto di stabilità. Lo si fa rivedendo i Trattati, e partendo dal cuore del problema: il fiscal compact» Lo afferma Sinistra Ecologia Libertà con il responsabile esteri on. Arturo Scotto.

«La battaglia referendaria – conclude l’esponente di Sel – annunciata da un folto gruppo di docenti universitari ed economisti è una delle possibili strade giuste per ottenere questo risultato, che permetta agli europei di respirare, e garantisca un futuro all’euro al di là delle ottusità che abbiamo conosciuto negli ultimi anni».

La campagna, riassunta nello slogan “Stop all’austerità. Sì alla crescita, sì all’Europa del lavoro e di un nuovo sviluppo”, prevede fra il 3 luglio e il 30 settembre la raccolta delle 500mila firme necessarie per celebrare il voto popolare nella primavera 2015.

I quattro quesiti referendari, studiati e predisposti da economisti, giuristi e sindacalisti di ogni schieramento politico, non comportano violazioni di trattati internazionali o di obblighi contratti dall’Italia in sede europea, normative che non potrebbero essere oggetto di vaglio referendario, ma puntano a rimuovere alcune disposizioni dalla legge ordinaria 243/2012 che obbli­gano governo e par­la­mento a fis­sare obiet­tivi di bilan­cio più gra­vosi di quelli defi­niti in sede euro­pea.

Il refe­ren­dum mira ad abrogare la dispo­si­zione che pre­vede la cor­ri­spon­denza tra il prin­ci­pio costi­tu­zio­nale di bilan­cio e il con­sid­detto «obiet­tivo a medio ter­mine» sta­bi­lito in Europa, una norma che non è impo­sta dal Fiscal com­pact.

A Treviso la prima riunione per la costituzione del comitato si terrà martedì 15 luglio alle ore 21,00 presso la saletta riunioni della CGIL in via Dandolo.

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le feste passiamole a scoprire il territorio, e non l’ultima offerta sullo scaffale del centro commerciale

 

In questo fine settimana di festività, sono purtroppo molti, troppi, i centri commerciali, i supermercati e i negozi che tengono aperto a Pasqua e a Pasquetta. Per non parlare di quello che ci aspetta nei prossimi week-end. Non va per niente bene.

Siamo contrari alla liberalizzazione selvaggia che la maggioranza che sosteneva il Governo Monti, che è la medesima che sostiene l’attuale governo, ha imposto 3 anni fa, mettendo fine al regime concordato con gli enti locali che consentiva una ampia apertura domenicale dei negozi nel corso dell’anno, ma salvaguardava le principali festività e il diritto al riposo e alla famiglia delle lavoratrici e dei lavoratori. E auspichiamo che si rimetta mano al più presto a questa normativa assurda e centralistica.

Invitiamo i cittadini ad approfittare delle prossime festività per andare alla scoperta, o alla riscoperta, dell’immensa bellezza del nostro territorio, dei suoi colori e dei suoi sapori, del suo paesaggio e del suo patrimonio culturale, sotto la luce naturale della Primavera; e non a rinchiudersi in luoghi artificiali illuminati dai neon e faretti studiati per attrarre agli acquisti e far scoprire l’ultimo prodotto o l’ultima offerta speciale.

Così si fa del bene alla economia legata al territorio, a sé stessi, e alla qualità della vita di chi nei centri commerciali ci lavora.

 

Luca De Marco

Coordinatore provinciale Sinistra Ecologia LibertàImmagine

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Da Renzi brutto sgarbo ai lavoratori Electrolux. Possono stare sereni ?

Il Presidente del Consiglio nella sua visita a Treviso non ha incontrato i rappresentanti dei lavoratori Electrolux, ai quali non è neppure stato concesso di accedere alla sala dove era in corso l’incontro con gli imprenditori. E questo nonostante l’incontro rientrasse nel programma della giornata e come tale era stato reso pubblico dalla stampa locale e nazionale. Ci pare una scelta sbagliata e preoccupante.

La promessa di una prossima convocazione di un tavolo a Roma aperto a tutte le RSU, che speriamo sia un effettivo impegno e un momento reale di decisioni e non un modo per dilazione la questione, non risolve la questione del mancato incontro. E’ possibile che un Presidente del Consiglio che intende fare della informalità e del rapporto diretto con i cittadini la sua caratteristica principale, riscopri la fredda formalità della disponibilità di un incontro delle RSU a un tavolo di trattativa nazionale a Roma, solo nel caso dei lavoratori Electrolux ?

E assieme al Presidente del Consiglio, non era presente stamane pure il nuovo ministro Poletti ? Non era una ottima occasione, per il ministro del Lavoro, di incontrare i lavoratori ?

Auspichiamo che si sia trattato di un malinteso organizzativo e che questo atteggiamento non preluda ad una politica che non tenga realmente conto del valore del lavoro e della pressione insostenibile alla quale sono sottoposti i diritti e i salari dei lavoratori. Sarebbe ancora più preoccupante, e più grave, di questo già brutto sgarbo iniziale.

I lavoratori Electrolux possono davvero stare sereni ?

Luca De Marco
coordinatore prov SEL TVImmagine

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Electrolux: serve una vera politica industriale

dett elNella risposta del governo alla interrogazione di SEL sulla situazione aperta alla Electrolux non c’è traccia di impegni concreti se non la promessa di valutare la possibilità di un intervento pubblico in tema di ricerca e di innovazione tecnologica.

Gli investimenti in ricerca e innovazione sono uno dei punti cruciali di un piano per il rilancio del settore; è però necessario un piano che valuti come strategico questo settore; un piano che non può e non deve prescindere dalla difesa dei posti di lavoro, dei salari,dei diritti.

Sinistra Ecologia e Libertà già la scorsa settimana ha avanzato una proposta di legge affinché il governo si impegni attraverso un provvedimento urgente a salvaguardare l’occupazione e i salari dell’intero comparto e, insieme, a costruire le premesse per un suo rilancio.

Senza un provvedimento di questo tipo e un vero piano industriale le recenti proposte dell’azienda sono “vuote”e ricattatorie come hanno giustamente inteso i lavoratori mantenendo i presidi davanti ai cancelli delle fabbriche!

Le dichiarazioni di intenti non sono più sufficienti ne’ quelle aziendali ne quelle governative!

 La vicenda Electrolux, così come quelle di altre realtà del settore, sono il tragico risultato della mancanza di una qualsiasi politica industriale nel nostro paese.

in questi anni l’assenza di qualsiasi riferimento pubblico a fatto in modo che le aziende abbiano deciso come e quando chiudere, licenziare, delocalizzare, tagliare salari naturalmente sulla pelle dei lavoratori!

Le mancanze e gli errori dei nostri governi si è aggiunta, spesso anzi ne è stata la causa condivisa,la folle politica europea della “austerità”incapace di costruire la benché minima politica di sviluppo capace di dare prospettiva all’ intero continente: al suo Nord e al suo Sud; anzi questa politica europea, lo dimostra ancora il caso Electrolux, ha tollerato, se non favorito, la ricerca da parte delle aziende di sfruttare le diverse condizioni in essere tra i lavoratori nei diversi paesi!

Anche per questo motivo la lotta dei lavoratori Electrolux per il lavoro, per il salario, per i diritti, riguarda tutti i lavoratori!

 Costruire una soluzione positiva per Electrolux e l’ intero comparto è un passo importante per la modifica dell’attuale politica europea e per costruire una nuova Europa dei popoli!!!

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SEL con Giulio Marcon al presidio dei lavoratori Electrolux a Susegana

Una delegazione di Sinistra Ecologia Libertà, composta dal deputato di collegio Giulio Marcon, il coordinatore provinciale Luca De Marco, il capogruppo in consiglio provinciale Luigi Amendola e in consiglio comunale a Treviso Said Chaibi, e compagne e compagni del circolo di Conegliano e del provinciale, ha portato sabato pomeriggio la propriaImmagineImmagine

solidarietà ai lavoratori in lotta della Electrolux presso il presidio fisso davanti all’ingresso dello stabilimento di Susegana.
Augustin Breda, della RSU, ha illustrato ai convenuti la situazione della trattativa e le questioni in gioco. Nei prossimi giorni i lavoratori in assemblea decideranno in merito alla prosecuzione e alla forme della mobilitazione, in rapporto agli ultimi sviluppi della vicenda.
Il deputato Marcon ha assicurato l’impegno del gruppo parlamentare a sostegno della difesa dei diritti del lavoro, a fronte di una vertenza che rischia di rappresentare un salto di paradigma nel quale di svalorizza il lavoro e si intacca una barriera finora invalicata come quella della drastica riduzione della retribuzione netta dei lavoratori in cambio della permanenza delle produzioni in Italia. La lettera di intenti di Electrolux, che si chiude con una forma ricattatoria rispetto alla lotta in atto, non rappresenta ancora la soluzione della vertenza. I deputati di SEL si adopereranno per allargare il fronte di sostegno e coinvolgere il maggior numero di parlamentari, anche delle altre forze politiche sensibili alla questione, per organizzare una presenza massiccia nei prossimi giorni a fianco dei lavoratori.
Luca De Marco ha assicurato il sostegno della Federazione provinciale e dei circoli territoriali di SEL ai lavoratori in lotta, e ha consegnato un contributo economico per le spese del presidio frutto di una colletta tra i membri dell’Assemblea provinciale di SEL.
Quasi nelle stesse ore, la deputata di SEL Serena Pellegrino portava la propria solidarietà al presidio dei lavoratori davanti allo stabilimento Electrolux di Porcia.

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