di Mariateresa Di Riso
Nel Consiglio Regionale del 18-19 luglio scorso si è discusso il Progetto di Legge d’iniziativa popolare n°3 “Regolamentare le iniziative mirate alle informazioni sulle possibili alternative all’aborto”, volto a consentire l’ingresso dei volontari del Movimento per la vita in ospedali, ambulatori e consultori; la proposta, risalente al 2006, già aveva ottenuto un parere contrario nella V commissione consiliare (competente in materia socio-sanitaria), con una maggioranza trasversale.
Poiché la Legge 194 già prevede una completa informazione circa le possibili alternative all’aborto (“i Consultori, sulla base di appositi regolamenti o convenzioni, possano avvalersi – per i fini previsti dalla legge – della collaborazione volontaria di idonee formazioni sociali di base e di associazioni di volontariato, che possono anche aiutare la maternità difficile dopo la nascita”), Cgil Veneto, Rete degli Studenti, UdU, Sel Veneto, UDI, ‘Se non ora quando’ e altre associazioni hanno espresso la propria contrarietà ad un progetto di ispirazione esplicitamente antiabortista, organizzando un presidio “In difesa della legge 194, per l’autodeterminazione delle donne” di fronte a Palazzo Ferro-Fini in concomitanza con la discussione in Consiglio.
Che novità… Nel Paese in cui cambiano le sigle e restano sempre le stesse facce, ad ogni svolta della vicenda politica l’aborto torna ad essere pretesto di scontro ideologico-politico: nel ’95 la lettera su Famiglia Cristiana di D’Alema, in cerca di alleanze da barattare con una revisione della 194, fu contestata dall’appello “La prima parola e l’ultima” e dalla grande manifestazione a Piazza di Siena; nel 2008 arrivò la richiesta di una moratoria e l’annuncio di un partito prolife da parte del ‘sempre intelligente’ Giuliano Ferrara; infine la proposta di legge Tarzia volta di fatto a smantellare i consultori familiari pubblici, seguita dalla marcia pro-life a Roma, patrocinata dallo stesso sindaco Alemanno.
Torniamo al PdL3: il primo articolo è stato respinto per un solo voto, dopo di che, di fronte e all’evidente rischio di bocciatura dei due successivi, il presidente della Commissione Sanità Leonardo Padrin l’ha salvato trasformandolo in un provvedimento che “promuove la diffusione, la divulgazione e l’informazione sui diritti dei cittadini in ogni ambito, in particolare con riferimento alle questioni etiche e della vita”, garantendo a tutte le associazioni riconosciute “pari opportunità di comunicazione” e, come non bastasse, secondo modalità di diffusione e divulgazione stabilite dalla Giunta sentito il parere della commissione competente. Questa riformulazione artificiosa della legge è stata sostenuta da una maggioranza trasversale (33 sì su 42 presenti) composta dai consiglieri di Lega, Pdl e Pd, eccetto Mauro Bortoli. Contrari oltre a Bortoli i consiglieri Udc, Pettenò della Federazione della Sinistra e Bortolussi. Astenuti Diego Bottacin (Verso Nord), Mariangelo Foggiato (Unione Nordest) e Marino Finozzi (Lega). I consiglieri IDV hanno abbandonato l’aula in segno di protesta per il tentativo in extremis di tenere in vita una legge appena respinta.
Non vedo quali nuove informazioni porteranno questi volantini antiabortisti, spacciati per informazione su questioni etiche. Dimostreranno, conti alla mano, che in questo Paese fare un figlio non è diventato ormai un lusso per poche fortunate, dotate di lavoro con diritti e di nonni a sopperire i posti rari e costosi degli asili nido? Trasformeranno la maternità in una risorsa e non un peso agli occhi dei datori di lavoro? Aiuteranno le donne che si sobbarcano interamente il lavoro di cura, essendo l’Italia all’ultimo posto tra i paesi Ocse per quota di finanziamento del welfare?
E quali proposte sono emerse dalla discussione in merito alle difficoltà di conciliare maternità e lavoro in tempi di crisi economica e crescente precarizzazione del lavoro, quindi della vita e degli affetti? Dimissioni in bianco, produttività legata alla presenza, finto lavoro autonomo e finti stage gratuiti, contratti di ore, voucher, partime involontario con orari totalmente variabili, delocalizzazioni, contratti individuali, licenziamento senza rete alcuna di protezione sociale: l’assenza dei diritti fondamentali nel mercato del lavoro, soprattutto per i giovani, priva oggi il lavoro delle libertà fondamentali rendendo precarie le loro esistenze. Come rendere effettivo il diritto di avere e crescere dei figli?
La precarietà colpisce ovviamente anche gli uomini, spingendo ad una genitorialità sempre più condivisa, dunque a profondi cambiamenti psicologici e culturali oltre che materiali all’interno del nucleo familaire: anche le donne devono imparare a condividere con gli uomini non solo l’onere, ma anche l’onore di crescere i figli; ma ancora nessuna riflessione e nessuna proposta, nemmeno sul congedo di paternità.
E ancora: dalla discussione è forse scaturito un impegno della Regione a potenziare la rete dei Consultori, che lungi dall’essere abortifici, come sostengono gli attivisti dei movimenti pro-life, sono, o meglio sarebbero se non venissero sistematicamente privati di fondi, un presidio indispensabile per la salute e la crescita di tutta la famiglia?
A me pare piuttosto che ancora una volta in discussione ci sia stato solo, per limitarlo, il diritto della donna ad una maternità libera e consapevole, e il compromesso finale che sa di pateracchio pre-elettorale mi sembra la beffa che si somma al danno.
E un’altra occasione mancata: è dovere della politica, nonchè terreno su cui essa possa recuperare dignità e funzioni, porre obiettivi precisi e comprensibili, che incidano sulla vita materiale e rispondano a bisogni e desideri delle persone. Un film di James Mangold definiva ‘ragazze interrotte’ giovani donne affette da alcune patologie che ne avevano deviato la personalità. E’ quello che sta succedendo oggi a un’intera generazione di donne la cui patologia è rappresentata dalla precarietà: ragazze di oggi e ragazze di una volta in precario equilibrio sul filo della vita, in perenne cerca di lavoro, o licenziamente all’improvviso in età avanzata, o sempre più lontane dalla pensione, preoccupate per il presente e il futuro dei loro figli e nipoti. Ragazze interrotte, che sanno di doversi rimettere in gioco ogni giorno a tutti i livelli. Che chiedono risposte materiali, culturali e morali.
Non può bastare ancora una volta difendere la 194, serve ben altro, soprattutto quando le stesse forze che marciano “per la vita” negano con le loro politiche il diritto alla maternità e alla paternità.
Le nostre proposte per un’alternativa alle politiche neoliberiste di austerità, che ci consegnano ad una recessione senza crescita, senza politiche industriali e senza lavoro, sono in campo, corredate di conti su come e dove scovare risorse necessarie:
– riforma del mercato del lavoro e degli ammortizzatori sociali www.sinistraecologialiberta.it/precarieta/
– reddito minimo www.redditogarantito.it
– manovra economica e riforma fiscale fondate sulla centralità della patrimoniale e sulla giustizia sociale, con accordi internazionali contro la fuga dei capitali e lotta a evasione e corruzione http://www.sinistraecologialiberta.it/articoli/mobilitiamoci-ecco-le-nostre-proposte
– unioni civili e tutela per le coppie conviventi http://www.unavoltaper tutti.it/#!campagna
Risposte concrete, qui e ora, conti alla mano, alla precarietà esistenziale che nega il diritto alla vita.
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